giovedì 7 febbraio 2013

Stagioni ipotetiche


Mi piacerebbe che tu venissi a portarmi il caffè in una mattina d'estate, e che guardassimo la gente passare dalla nostra finestra, che guardassimo ogni espressione e commentassimo ogni personaggio un po' strano e che dicessimo la stessa cosa nel momento esatto in cui qualcuno passasse.

Vorrei che ci trovassimo insieme senza saperlo in un parco,che attraversassimo la stessa strada e ci guardassimo dai lati della strada e ci scambiassimo un debole sorriso, poi più in la, ci diremmo distesi su un divano in un giorno di pioggia, ti ricordi la prima volta che ci siamo guardati?

Mi sorrideresti fiducioso, e poi ci appoggeremmo sul braccio del divano e leggeremmo un libro insieme, e svolteresti anche velocemente le pagine. Aspetta, però io adesso ricordo che a te non ti piace guardare la gente che cammina, non mi avresti guardato in quel modo, perché guardare le altre negli occhi ti imbarazza, e non ricorderesti niente, perché le cose che sembrano superficiali ma non lo sono non le ricordi mai.

Vorrei allora che fosse autunno, con un cielo grigio e con le foglie morte ai nostri piedi, trascinate per le strade dal vento tiepido, nei quartieri alti di Milano, vorrei che fosse un sabato pomeriggio, dove i ragazzi che vanno a scuola ancora non sono interrogati e allora passano il tempo girando senza pensare a nulla, e noi saremo come loro.

Non ci sarebbero pensieri tristi e molesti, ma sarebbe tutto intrinseco di poesia Leopardiana, i nostri cuori si vorrebbero bene, ci terremmo per mano per tutto il tempo fin che non ci sudano, e ci diremmo cose insensate, banali, stupide ma anche care.

Si farebbe buio e si accenderanno i lampioni e si vedrebbe bene lo smog, ci chiuderemo in un cinema e ci ameremo di nascosto, però quasi in silenzio, senza dare fastidio a nessuno con i baci che sanno di pop corn.

Tu purtroppo sei una persona molto seria, sei sempre in cravatta e allora non mi diresti mai delle cose che sembrano sciocche,né tanto meno mi prenderesti per mano, fatta sera mi porteresti a casa a guardare la partita, la squadra perderebbe e non si farebbe un bel niente...

Ti lamenteresti di essere stanco, perché il sabato questo diresti, sono stanco e null'altro.

Allora perché no la primavera? In una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose semplici, per un fiore colto male, per le rane che saltano, o per i boschi, lì non avresti scuse, perché sarebbe una valle deserta e sconfinata, Ci fermeremmo su un ponte, ci scambieremmo dei messaggi e io ti prenderei una margherita e te l'appoggerei sull'orecchio.

Contemplerei il cielo, e qualche nuvola dalla forma strana, per poi finire in un bacio, lungo appassionato, e le mani nello stesso posto dove le hai tu.
Tu diresti che sarebbe tutto perfetto, perché saremmo felici, avendo il nostro corpo che ormai sta invecchiando, studiarci le rughe, ricordare gli sguardi di quando eravamo ragazzi, le abitudini e tante altre cose.

Adesso che ci penso però, tu ti guarderesti intorno, oppure guarderesti il cellulare, e non diresti che è tutto perfetto, perché purtroppo sei così, per te niente lo è mai, e non saremmo neppure un istante felici, non ci basteremmo mai.

Perché non pensare poi ad un nostro inverno, un bel tramonto a dicembre, alle tre del pomeriggio, in riva al mare, chi ci sarebbe? nessuno.

Quando il cielo diventa cristallo, quando si pensano alle cose più tristi, quando le strade sono piene d'inquietudine noi ce ne andremmo al mare, noi invece saremmo felici e quindi la nostra felicità verrebbe riflessa, come se fossimo uno specchio d'acqua, e ogni sentimento di bontà e tenerezza, guarirebbe ogni piccola altrui debolezza e tedio.

Ora però, capisco bene che invece di guardare il cielo, che sarebbe di cristallo e le nuvole che vanno verso altri orizzonti, vorresti tornare a casa, perché diresti che fa freddo, e che c'è umidità,non sentiresti l'inquietudine né la tristezza, non te ne importerebbe della gente, ed io mi sentirei come una conchiglia persa in riva al mare, tra bottiglie di vetro e mozziconi di sigarette.

Passate queste stagioni ipotetiche, non saprei cosa altro dire, se non che sei quello che più lontano vorrei che tu fossi.

Forse hai ragione sono tutte sciocchezze quelle che dico, tu sei migliore di me perché fai tante cose, dai un senso alla tua vita stando chiuso in un ufficio, e torni a casa la sera tardi ed hai ancora da lavorare, mentre io tutto il giorno scrivo una marea di stronzate.

Almeno io però ti penso, in qualche modo riusciremmo a trovare un modo nostro di capirci, non importa se d'estate, d'autunno o di inverno, se con il mare, le colline in mezzo alla folla.

A me basterà sempre averti vicino, io ascolterò ogni lamento, ogni piccola incertezza, ogni chiamata sul tuo telefonino.

Rinuncerò alle cose più care che amo anche se sembrano inutili,avrò pazienza dei tuoi difetti e forse saremmo felici a quel punto.

Respiro un momento, accendo una sigaretta.

So che adesso sei lontano anni luce, e che non parliamo più, hai una vita diversa dalla mia e farnetichi di cose importanti in televisione, io sono qui seduta su una sedia, in questo piccolo posto chiamato volgarmente manicomio, ed ignoro ogni cosa della tua vita privata, perché so solo che sei un personaggio che esiste, che però mi è piaciuto inventare un'ipotetica vita con te.

Non ti dimenticherò mai perché ho fatto parte per un po' della tua vita, tu invece forse non ricordi più il mio nome, sei confuso e stai tra tanta gente importante, e i nomi che ti servono al momento te li dice all'orecchio tua moglie.

Non riesco a non pensare a te ed in ogni caso ho da perdere ancora molte giornate per scriverti queste care cose che non leggerai mai.