mercoledì 17 luglio 2013

Solo Andata da Milano Centrale

Sono le 2 di notte ed ho appena messo l'ultima maglietta nella valigia.

Non credevo fosse l'ultima, pensavo di averne lasciate alcune nel secondo armadio, di quelle a maniche lunghe che non amo indossare ma che mia madre mi dice sempre di mettere nelle mezze stagioni.
A Milano stasera non fa caldo, ci sono nuvole sparse, e si sente odore di pioggia, e domani ho il treno di sola andata per casa mia, perché qui non ci tornerò più.

Non ho voglia di addormentarmi, né di stare qui ad aspettare che faccia giorno allora decido di uscire.

Mentre cammino mi soffermo sui negozi chiusi, sulle saracinesche e mi piace vedere le varie luci nelle case degli altri, e faccio un bilancio di quanti negozi si siano aperti o chiusi in questi ultimi quattro anni.

Decido anche di accendermi una sigaretta, mentre ci sono ancora delle persone che urlano, ridono, sembrano apparentemente felici.
Io sto per lasciare questa città definitivamente, questo luogo, Milano, che tutti dicono di odiare, non sarà mai soltanto un luogo.
 Questo luogo sono anche un po' io.

In qualche modo,senza saperlo mentre sto passeggiando per queste strade mi soffermo su ogni piccolo particolare, ogni camminata mi ricorda una giornata che vi ho trascorso, una persona con cui ho fatto quella strada, ogni luogo mi ricorda tutto il tempo che ho pensato a lei e che non l'ho cercata o tutte le volte che ci siamo incontrati e ci siamo evitati, o l'ultima volta quella definitiva in cui abbiamo giurato di non perderci più e di incominciare qualcos'altro.
Questa strada mi ricorda le passeggiate spensierate con gli amici, o le solitarie mattutine in cui camminavo nervosamente quando dovevo fare gli esami, quelle in cui tornavo barcollando ubriaco, quelle sotto la pioggia o con la neve.

Il luogo ce lo portiamo dentro, e senza saperlo in un giorno, per caso, ci arriviamo.
Quanta fatica, ogni volta con tante valigie, con la stanchezza e il sacrificio, sono arrivato qui, sbattuto in una stazione in attesa del tram, di un taxi.
Così dipende da come leggiamo Milano, dalla nostra disponibilità ad accoglierla dentro gli occhi e dentro l'animo, se siamo allegri, malinconici, euforici o disforici, giovani o vecchi, se ci sentiamo bene o male, lei cambia.

Queste cose, le ho imparate vivendola, quando venni qui il primo anno, ancora non sapevo nulla, ero soltanto intimorito e stordito allo stesso tempo dalla sua eccessiva vitalità e frenesia, dall'università,dalle feste dalle persone nuove, non sapendo se poi mi sarei stancato di lei oppure avrei continuato ad amarla, un po' come quando si intraprende una relazione con un bella donna, un po' stupida ma davvero attraente.

Più tardi però, mi resi conto che Milano, come ogni luogo è un po' come una  radiografia di noi stessi.
A cosa è servito allora scattare fotografie? Forse volevo portare via qualcosa.
Le immagini di Milano erano soltanto un'apparenza, la pelle, per descrivere ciò che mi ha provocato questo posto bisogna soltanto guardarlo e viverlo e non fotografarlo, un po' come succede per i sogni, se dovessi raccontarvi un sogno, adesso, un bel sogno, quasi con meraviglia mi accorgerei che quella storia che a me sembra tanto bella in realtà è una storia molto banale ed insignificante.

Cosa è stata per me Milano? Un sogno.
L'importanza di quel sogno non era di certo ciò che  succedeva, ma il modo in cui io stavo vivendo quel qualcosa.
Il sogno era la mia stessa emozione, se io ve lo raccontassi in questa notte di luglio, non saprei descriverlo ma riuscirei a dire in minima parte le emozioni che mi ha suscitato.

Quando sei consapevole di lasciare un posto definitivamente, non sei mai completamente felice, e questo è da ammettere, ma il vero motivo in cui giro attorno a questa città alle due di notte e passa è che non vorrei mai dirle addio definitivamente.

Infatti adesso ci facciamo una promessa, che prima o poi io qui ci ritornerò.
Perché dovrei tornarci?
Non lo so.
Chiunque non sia mai tornato a Milano, non può capire cosa vuol dire tornare a Milano.

Tutti sono tristi quando ci tornano, e allora perché lo fanno?

In realtà, un milione e mezzo di persone tornano a Milano e neppure loro sanno spiegare il vero motivo per cui tornano a Milano.