martedì 26 marzo 2013

Melanconia



Avevo 10 anni ero in quinta elementare,lui era in seconda media.

I ragazzi della scuola media, saltavano scuola per la prima volta e allora passavano le loro mattinate con gli zaini sulle spalle alla sala giochi,oppure in piazza ai giardinetti vicino la fontana, a volte li trovavi vicino gli scavi a giocare a carte o compravano il super santos e passavano delle ore sul prato.
Si leggeva sempre una nota di spensieratezza tra le loro parole, tra i loro sguardi, e non potevi fare a meno di osservarli.

 Io invece a dieci anni,scrivevo ogni tanto delle filastrocche, e seppi per la prima volta che dovevo andare a scuola da sola. Questa notizia mi colmò di sconforto,ma non dissi parola e nascosi la mia desolazione in un sorriso largo e falso.

a 10 anni non mi vantavo di niente, non ero studiosa,non facevo i servizi a casa ,non vedevo mamma cucinare,guardavo la televisione e i cartoni del pomeriggio, il mio preferito era lady oscar,oppure mangiavo un pacco intero di merendine,nascondendo le carte,mia mamma poi guardando la scatola si accorgeva immediatamente che le avevo finite,le mie preferite erano le kinder colazione più.

Io andavo a scuola alla rosa cecchi, e non ero fidanzata,ero abbastanza grassottella ma amavo fare educazione fisica con la mia maestra strabica,forse era per quello che ero così entusiasmata della scuola ed attendevo l'ora di educazione fisica sopportando con insofferenza quelle di matematica.

Ero persuasa che mio padre avrebbe presto scoperto,che a scuola non mi accompagnava nessuno e si sarebbe abbattuto su mia madre come l'origine di una bufera.
Mi seccava non poco essere la causa delle liti dei miei genitori.

Pensai alla mia vita passata di quando non andavo a scuola,passavo tutto il giorno in giardino correndo con il mio cane,oppure immaginando di essere un personaggio mitologico (dato che mi avevano regalato il libro dei miti greci) il mio preferito era Arianna e il Minotauro, e pensavo che magari un minotauro mi sarebbe piaciuto come animale domestico e non ne avrei avuto paura.

Mi alzavo tardi e facevo bagni lunghissimi fino a che non mi venivano le mani da morta.

Quando andai a scuola di colpo la mia vita cambiò e si era riempita poco a poco di cose che odiavo.

Odiavo tutto e così scrivevo filastrocche tristi, feci amicizia nel tratto con un bambino grande (così li chiamavo ) di nome Flavio ,il quale aveva curiosamente i capelli lunghi. Aveva dodici anni,e io mi invaghì di lui,ovviamente lui non se ne accorse ma il mio amore nei suoi confronti era appassionato ed autoritario,lui invece era distaccato ed indifferente ma non rinunciava a giocare con me. Quando era l'ora di tornare a casa però non piangeva né protestava io invece mi disperavo e sbattevo i piedi a terra.
 Un giorno gli dissi che doveva,se io morivo o suicidarsi,oppure farsi frate. Mi disse che non avrebbe fatto né l'una né l'altra cosa.

Allora gli scrissi una filastrocca triste:

e tu, e tu
non sorridere più
Non vedi che amore finisce
Come l'estate e le rose
Come tutte le cose?

Non mi scrisse nessuna poesia,a lui piaceva suonare la chitarra e così mi suonò una canzone dei metallica.

Quando ci incontravamo per strada la domenica mattina o il sabato pomeriggio lui faceva finta di non conoscermi e anche io facevo lo stesso,il perchè non lo so.

I pomeriggi infrasettimanali ci incontravamo e parlavamo della scuola,delle uscite anche se sapevamo che poi non ci saremmo salutati e ci saremmo comportati come due estranei.
Io però mi vantavo di essere sua amica.

Avendo scoperto la tristezza,scrivevo filastrocche tristi ero brava a sciverne,mormorarle,le mie e quelle altrui.
Le scrivevo in bella grafia su un quaderno come se fosse l'unico modo possibile non di liberarmi della mia malinconia ma di adoperarla.

Quando volevo immaginarmi un amore vedevo Flavio ma in una figura alta in veri abiti maschili,con cravatta e giacca e un viso pallido,ironico bello e perfetto,con i capelli lunghi ovviamente.

Trovavo le bambine molto irritanti e spesso giocavo a calcetto con i maschi,al san paolo al santissimo salvatore,nonstante i miei passatempi la malinconia mi sembrava uno stato d'animo non miserevole né vile ma volevo liberarmene.

Credevo che Flavio non mi volesse perchè mangiavo le merendine e perchè scrivevo cose tristi, la cosa che trovavo disperante era che non potevo diventare un'altra persona: Ero io ed ero odiosa e non avevo alcun modo di separarmi da quell'essere odioso,ero legata a quell'essere triste e malinconico fino alla morte.

Un giorno mi trovai un biglietto,era di Flavio il quale scrisse
"Sei molto sensibile e non ti fermi alle cose esteriori,ma vai oltre,sei bella dentro."

Mi sentì molto offesa perchè dentro e non fuori?
Queste parole mi sembrarono sibilline e quindi non le commentai.

I giorni passarono ma lui non mi salutava,tuttavia la sua amicizia e le sue attenzioni mi rimepivano di vanità.

Ci vedevamo a casa mia quasi ogni pomeriggio,ogni tanto mi teneva anche la mano.
Diventò il mio più caro amico,in pubblico mi sorrideva,infondo scoprimmo di essere amici da parecchio tempo,stare con lui era faticoso perchè lo trovavo assai simile a me,le sue superiorità su di me come il sapere suonare e andare in bici senza mani non mi opprimevano,era un'invidia ma senza dolore.

Lui mi suonava i metallica e io gli scrivevo le poesie, ci scambiavamo le nostre più grandi passioni e le figurine di calcio.

Provammo il vero piacere di dirci in continuazione la verità. Gli chiesi come giudicava il fatto che fossi grassa e lui mi diceva che si lo ero,ma le bambine magre erano tristi,io invece ero bella dentro e felice fuori.
io gli dissi che era strano il fatto che lui fosse maschio e avesse i capelli lunghi,ma lui non se ne curò.

Mi dava fastidio il fatto che quando non capisse una cosa alzava puntualmente la mano dicendo "Non ho capito!"

Un giorno senza motivo smettemmo di parlarci,forse eravamo diventati grandi,ci eravamo accorti che o diventavamo qualcos'altro oppure dovevamo separarci e così ci separammo, le mie infelicità  nascevano e crescevano altrove.

Smisi di scrivere poesie tristi,non avevo più amori,l'universo mi sembrò una pianura brulla ed arida e mi fermai un tratto aspettando cosa succedesse e soprattutto che mi sparisse quella sorta di malinconia e insopportabile indifferenza.

tutte le storie sono storie d'amore.

















"Mi piacerebbe che la persona che piú ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi e galleggiare sapiente lungo la linea dell’orizzonte. E tu allora porterai quell’amore sempre con te, nascosto nella tua tasca piú intima."

lunedì 11 marzo 2013

Qualcosa sui tramonti

Poi ti capita quella mattina di Giugno, in cui hai voglia di fare qualcosa di diverso, che possa cambiarti la giornata, dato che è sabato decidi di prendere la macchina e dirigerti verso Nerano.

Un posto conosciuto da tutti, chiamato "La baia delle Sirene", non hai mai indagato il motivo di questo nome, probabilmente lo attribuisci al fatto che lì doveva viverci una delle tre famose sirene.

C'è un timido accenno di estate, il traffico è scorrevole e tu hai voglia di stare da solo.

Con te hai portato le tue fidate Marlboro light e il libro che stai leggendo da un mese e che non riesci proprio a finire per i tuoi impegni di lavoro.

Arrivato alla baia, paghi il parcheggiatore, lasci le chiavi nella tua serie 1 rossa fiammante, e ti scordi l'iphone in macchina, e sei felice di averlo fatto, speri poi però di ritrovarlo.

Arrivato alle scale scorgi quella montagna, quella che vedevi anche da bambino, quando ti ci portava tua mamma, e la sfilza di ombrelloni blu dello stabilimento.
C'è una brezza leggera né calda né fredda, che ti fa venire voglia di fare respiri più profondi.

Sei felice di vedere che c'è pochissima gente, e allora prendi il giornale sotto braccio, saluti il gestore che ti riconosce e felice ci scambi quattro chiacchiere.

Ti indica un bell'ombrellone sul bagno asciuga composto da vari ciottoli.

Dopo due ore ti senti rilassato, cerchi di abbronzarti, finchè non arriva lei, che stende il telo, si spoglia e lascia addosso il suo minuscolo tanga, si sdraia e sbuffa.

Qualche volta legge un libro, delle riviste dove dicono che due si sono lasciati e altri due hanno avuto un figlio.

La maggior parte del tempo rimane sdraiata, in uno stato di dormiveglia.
a volte mangia uno yogurt, a volte della frutta.

Lei è di quelle che mangiano solo frutta d'estate, lo sai.

Sai che non farà il bagno per tutta la giornata, e tu non sai perché la gente vada al mare e non si faccia il bagno.

Questi sono però dei giorni buoni, di completa solitudine.

Quando si alza incontra alcuni uomini, le chiedono da accendere, la guardano intensamente da così vicino, con occhi socchiusi per essere più affascinanti.
A te però dà un po' fastidio, non sai bene il motivo.

Alle volte ti chiedi se qualcuno sia stato seduto vicino a lei anni prima, sarà accaduto di sicuro.

Lei risponde a monosillabi,non ce la farebbe a mandarli via.

Loro le parlano del mare e del fatto che sia bello, brutto, pulito, calmo o agitato. c'è gente, non c'è gente.
Oggi è una giornata meravigliosa, ed è bellissimo stare in spiaggia.

Lei forse non capisce che è una battuta diretta a lei, che è bello stare sulla spiaggia perché c'è la sua presenza.

Lei però non fa altro che dire si è vero, oppure mhh o annuisce.

Chiude solo gli occhi contro il sole e ascolta quello che le hanno da dire.

Lo sente caldo e sa di essere bella con gli occhi chiusi.

Uno alla volta, gli uomini di turno le si sono seduti vicino e le hanno detto le più gradi banalità di questo mondo.

Alcuni, gli sfacciati, le hanno addirittura fatto dei complimenti.

Le dicono che il topless è una cosa liberatoria, che dovrebbero un po' farlo tutte.
Alcuni tipi dicono che non stanno lì a parlare per guardarle il seno e la rassicurano.

"Poi è brutto vedere una donna con quei segni bianchi non sei d'accordo?"

Lei risponde, si,mhh,vero.

Forse, lei sa tutto e si sente meno sola, e risponde così perché in realtà potrebbe invece scoppiare una risata senza fine.

Oppure se parlasse un po' di più, scoprirebbero che ha dei sentimenti, e le farebbero dei complimenti per la sua sensibilità o per il carattere.

Allora non fa altro che annuire tutto il giorno.

"Posso sedermi qui, vicino a lei."
Lei apre l'occhio destro, si intravede un piccolo smeraldo.

Mi fa un cenno alla testa.

Forse, c'è quel momento in cui c'è la consapevolezza che arriva la donna, la tua, che a te sembra una ragazza qualsiasi sulla spiaggia.

Arriva lei e le tue certezze vacillano.

Non ci puoi fare niente in quel momento, aspetti solo che ti chieda poi di andare di nuovo a mare in quello stesso posto, finalmente poi si porterà il pezzo di sopra.

Oppure quando andremo al supermercato insieme mi dirà che da una parte non c'è fila, e che è scorrevole.
Mi dirà di passarla a prenderla alle nove meno un quarto e poi scenderà alle nove e mezza, sorridendo, che odora di doccia e mi abbraccia.

Ma soprattutto che devi lavorare di meno e prendere la vita con più leggerezza.

Capisci che in quel momento, arriva il segnale, che dice, e vabbè, proviamoci con la ragazza senza pezzo di sopra che hai conosciuto in una giornata di inizio giugno.

Lasci che questo destino di avere incontrato questa donna, ti prenda.

Allora prendi fiato per iniziare ad intraprendere un discorso, gli altri intanto ti guardano, perché c'è quel momento di suspance, risponderà anche a questo qui con monosillabi?

"I tramonti sono molto tristi se vengono guardati da soli, lei non trova?"
Mi accendo una sigaretta, sposto gli occhiali da sole e prendo un ciottolo tra le dita.

Lei rimane interdetta, poi sorride e risponde:

"Ha letto anche lei il piccolo principe allora?"

Una sera dopo tanto tempo la incontri ad una festa e ti ricordi dei suoi baci.

Di questo ti ricordi, del primo giugno e dei ciottoli, gli ombrelloni blu e la montagna.

Una sera, tanto tempo dopo, la incontri e le dici ciao.

Vi abbracciate come due che non capiscono come sia possibile che non si vedano più.

Lei poi riceve un sms e risponde.

Pensi che dovrebbe esser giunto il tuo momento di dirle:

"Noi ci siamo baciati una volta, vero? Sulla spiaggia di Nerano ricordi?"

Capisci che non puoi farlo, e che quello accade solo nella tua testa.

Che vorresti proprio dirglielo ma non puoi.

Pensi che non vedi l'ora che arrivi quella sera in cui lo farai, ma non sarà tanto presto, no, non credi proprio.

"I tramonti sono belli proprio perché li si guarda in solitudine."

sabato 9 marzo 2013

Maria


Tutte le volte che mi hai guardato negli occhi,sapevi che io mentivo.

Ma tu facevi finta di niente,mi preparavi la colazione:"Allora, i cereali integrali,la marmellata buona di ciliegie e il toast."Mi sorridevi con un'aria complice,invece quando eri arrabbiata me la preparavi lo stesso,magari senza dirmi buon giorno, ma la colazione la trovavo sempre lì.

Tutte le volte che sono tornata da scuola e nascondevo un dolore,sapevi guardarmi gli occhi,all'ombra del mio sorriso tu chiedevi "Tesoro cos'hai?"e d'un tratto scoppiavamo a piangere entrambe davanti al telegiornale,alle zuppe di farro e ai panini del forno.

Pranzavamo spesso da sole e io a volte appena finita la frutta correvo in camera,perchè non avevo voglia di parlarti,tu non mi hai mai detto niente,ti alzavi sparecchiavi e mi portavi il caffè.

Ci abbracciavamo nel silenzio pomeridiano,quando mi sentivo demotivata e sola,il tuo modo di abbracciare era perfetto e tu combaciavi perfettamente con me.

La domenica mattina,ti portavo il caffè ed odoravo di nascosto il tuo cuscino,perchè il tuo odore mi è sembrato sempre il più buono ma non te l'ho mai detto.

Mentre tu facevi la cucina io studiavo,ogni tanto per non studiare più ti chiedevo qualcosa e finivamo inevitabilmente per parlarne per un'ora e io finivo inevitabilmente per non studiare.

Abbiamo litigato davanti chissà quanti piatti di pasta,di ogni tipo,abbiamo rotto qualche bicchiere e fatto scendere la vicina per chiedere se fosse tutto apposto,e noi ci asciugavamo le lacrime.

La notte tornando ti trovavo ancora sul divano,nonostante fossero le tre di notte mi hai sempre aspettata.

Qualche volta mi hai dato uno schiaffo ed io ti ho risposto con un altro.
Ti avevo fatto più male io,però con la tua energia e la tua tenacia mi avevi fatto credere che avevi vinto tu.

Ti ho sempre mentito e tu mi hai sempre detto invece la verità.

La classica frase era "Te la dico perchè è la verità,non per ferirti."

Ad ogni mio fidanzato dicevi che non ti convinceva e poi mi dicevi dopo qualche mese che alla fine stavamo bene assieme.
Ti ho anche detto che ti odiavo,quando tu mi stavi accanto e mi dicevi che mi amavi più di qualunque altra cosa.
Adesso siamo lontane ,la sera mi telefoni,ti rispondo parliamo del più e del meno per dieci minuti,qualche volta mi arrabbio e tu ascolti senza un piatto davanti.

La frase che dici più spesso è tu sei forte.

" Prendo il primo aereo e vengo."

La lontananza ci ha legato ancora di più di quanto lo fossimo prima.

Dopo un po' ho capito. Essere mia madre non è facile, non è facile esserlo in generale.

Penso a quando volevo evitarti,quando eri l'ultima delle persone che volevo vedere.
Me ne pento da morire adesso che ti sono lontana.

"Non vorrei mai cadere nel banale con te,vorrei che tu fossi felice come lo sono io quando vedo che tu sei felice,ma non come lo dici e fingi,quando lo sei veramente."

Sappiamo mentire bene tutte e due.

Spesso prima di andare a dormire prendo la nostra foto,quella che ci ha scattato papà a Gardaland quando avevo otto anni.

Nella foto io ho le trecce,un pantaloncino celeste,tu hai un vestito largo blu a fiori.La giostra gira e noi siamo state catturate in quel movimento,tutto attorno è sfocato ma si vedono bene i volti,papà è riuscito a metterli a fuoco.

Tu hai paura delle giostre allora io ti tengo la mano.
Insieme ridiamo e ci guardiamo negli occhi il tuo è un riso che scaturisce dal timore dall'incertezza.

Ma non importa,non chiedi di scendere perché io ti tengo la mano.
Sono passati dodici anni da quella foto.

Mi guardi ancora con quello stesso riso e io inevitabilmente non posso fare altro che stringerti la mano e sorriderti mentre ti guardo negli occhi.