mercoledì 26 dicembre 2012

Si ama con il corpo


Mi ricordo che io a 15 anni ho amato con il corpo e non con il cuore
 Come ho fatto?
Infatti ci ho messo un po' di tutto,ogni tanto lo stomaco, quando mi sacrificavo perché ti piaceva mangiare da burger king, stare a quei tavolini color giallo paglierino, di una tristezza unica.
Io seduta ad uno sgabello a mangiare patate fritte.
Ti giuro che quella roba mi faceva veramente schifo ma vedere la tua faccia dopo aver mangiato due porzioni di onion rings e bevuto un litro di coca cola, mi faceva stare tanto bene.


Ci ho messo anche i capelli, perché tu li preferivi corti, dicevano che quelli lunghi erano banali e con i capelli corti il seno sembrava più grosso, quindi li avevo tagliati e ti avevo regalato una ciocca:
"L'immolazione del capello è stata fatta per amore."
sei il mio amore, sei il mio amore.


Ci ho messo i polmoni, perché fumavi, un sacco anche e allora per farti sentire meno in colpa mi accoccolavo vicino a te la sera, ti abbracciavo e fumavamo le chesterfield light su una panchina e litigavamo perché tu eri Berlusconiano e io no, ma non sapevo perché fossi di sinistra e allora tu trovavi sempre un modo per darmi della comunista.
Nel fumo avvolgente eravamo a nostro agio, e parlavamo di ogni cosa con aria appagata stringendo le nostre sigarette fino a che non diveniva tutto cenere.

sei il mio amore,sei l'amore mio infinito, lo so.

Ci ho messo il cervello ovviamente, perché dovevo stare molto sveglia, attiva, non volevi che smettessi neanche un attimo che io me ne uscissi con delle freddure che ti facevano ridere o con delle domande e discussioni intelligenti, eri impegnativo sai, mica come gli altri ragazzi che bastava che parlassi di calcio e stavano zitti a plagiarmi, a te il calcio faceva schifo.

Ci ho messo gli occhi, perché ti piaceva che io ti guardassi in un determinato modo, in qualunque ora della giornata e se lo facevo distrattamente mi dicevi, vieni qui, io venivo.
"love,love is a verb...teardrop on the fire."

Quello che ha rischiato, che ho messo in gioco nel nostro rapporto, non è stato solo il cuore, ogni minimo centimetro quadrato del corpo, ha fatto la sua parte.

Ma tu infondo tanto non dovevi amarmi, io in quel momento non sapevo cosa ti stessi donando ma mi piaceva farlo.

A distanza di anni ho trovato un quadernetto arancione, forse doveva essere un taccuino dove appuntavo le mie giornate, questo c'era scritto il giorno in cui ti ho conosciuto

15 aprile

"Voi non potete capire è  un qualcosa di incondizionato, non riesco a respirare bene quando ti vedo, parlo come la cretina, mi sudano le mani, perché il mio corpo risponde così male? che cosa mi succede?"

Poco prima che arrivasse l'estate mi venne il coraggio di baciarlo, anche se forse avrebbe voluto farlo lui.
 Prima ancora di partire per le vacanze, prima ancora che iniziassi a leggere Tolkien, prima che io fossi diventata veramente grande e di sinistra, prima ancora di finire la scuola e di andare a letto, prima di fare l'amore, prima che mi scoppiasse qualcosa dentro di veramente forte, gli ho sussurrato all'orecchio: "Sarai tu l'amore, l'amore mio infinito."



domenica 16 dicembre 2012

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mercoledì 12 dicembre 2012

Non può lasciarmi due giorni prima di Natale

La prima cosa che penso la mattina,appena suona la sveglia è che il suo suono mi sembra qualcos'altro.
Come se fosse un suono delle campane, la suoneria di un telefono, il miagolio di un gatto.

La prima cosa che faccio è toccarmi il cazzo,me lo sistemo in modo che non mi dia fastidio.

La seconda cosa che sto pensando adesso è perché ho messo la sveglia così presto,e sprofondo la testa nel cuscino.

Fa un freddo odioso, non ho niente da mettere sopra,il pavimento è freddo, le ciabatte sono fredde e mi sembra che qualunque cosa che faccia non riesca mai a scaldarmi abbastanza.
Accendo la moka perché adoro l'odore del caffè, vado in bagno,forse c'è lei, cazzo devo pisciare non me ne importa entro.

Non c'è nessuno.
Ok mi metto seduto lo ammetto, la mattina non mi va di pisciare in piedi,non ho sempre una buona mira.

Chissà Rosa dov'è, oggi devo fare una cosa importante, devo lasciare la mia ragazza.
Sono tre anni che conviviamo, i miei amici mi avevano avvertito "Oh,guarda che il terzo anno non reggi eh,finirete per odiarvi". Io ridevo, poveri scemi,  ma chi lascerebbe mai una grafica pubblicitaria di trent'anni, due tette enormi, occhi chiari, un fisico armonioso con una passione per la letteratura francese che fuma david off e ascolta Miles Davis.

Adesso non rido più tanto, perché le tette le sono scese un po', gli occhi sono sempre quelli ma un po' spenti, il naso è obiettivamente storto, ed è ingrassata terribilmente. Sì, ma perché mi sto focalizzando su tutti  i suoi difetti? So perfettamente che io adesso sto avendo "la fase in cui non te ne frega più un cazzo,ti da fastidio qualsiasi cosa lei faccia anche solo il fatto che lei ti tocchi, e non pensiamoci neanche a farci l'amore Diomenescampi".
Così la chiamo, mi succede sempre o almeno, così è successo con le altre tre relazioni.
Sono sempre io a lasciarle,perché non riesco più a sopportare niente, finisco per odiarle, per provare compassione, non riesco più ad averci rapporti sessuali i gesti iniziano ad inciamparci addosso, diventiamo goffi, diventiamo ciò che non vogliamo ecco e vogliamo ritornare come eravamo prima.

Con Laura è stata dura è stata due settimane senza alzarsi dal letto,io non sono andato neanche una volta a trovarla.
Mi ero innamorata di Rosa, quanto era arrapante, voi non potete capire.
Ci siamo baciati,l'ho tradita,l'ho lasciata la dinamica è stata veloce.
Rosa, come te lo dico? Intanto scarico...

Se le lasciassi un biglietto? No, sono un genio, un fottuto genio, adesso le lascio un biglietto, prima di uscire per il lavoro, così poi lei quando tornerà in casa lo vedrà e so come è fatta.
Prenderà le valige se ne andrà e tipo mi chiamerà per dirmi vaffanculo perché lei una tosta.

Il caffè esce dalla moka, Pietro prende una penna dal suo astuccio che ogni tanto porta a lavoro,perché ci è affezionato, prende un pennarello al posto della penna perché avrebbe voluto scrivere soltanto poche righe è uno di poche parole...

Quando arriva al tavolo della cucina però vede che sullo spigolo vicino alla panca c'è un biglietto,con un fiore vicino,perché Rosa è una ragazza attenta ai dettagli e soprattutto non è una di poche parole.

"Pietro, devo partire. Sai quando devi fare una cosa per forza? Quando ti senti che non si può più andare avanti? Quando i gesti ci inciampano addosso, e non riesci più neanche a toccare l'altro né tanto meno a farci l'amore? Ho bisogno di stare sola, di andare altrove e uscire da questa sottospecie di gabbia d'oro che ci siamo costruiti anno per anno, non te lo dico dove vado né quando torno, perché non ne ho idea.
Pensa tu quello che vuoi, ti lascio le chiavi sotto lo zerbino.
Non più tua
Rosa."

é uno scherzo vero? Tu, dimmi che sei una tipa che fa gli scherzi, però io non credo che due giorni prima di Natale, tu possa avere il coraggio di fare scherzi, dopo che abbiamo addobbato da poco l'albero insieme, con tutto quello che c'è da fare, andare a sciare, parlare con i genitori, cene feste.... E adesso il regalo non posso più dartelo?

Cioè tu, Rosa non puoi lasciarmi due giorni prima di Natale.

Il cellulare è spento,cosa dico a me stesso? Agli altri?

Cos'è sta cosa che mi sta scendendo sulla guancia,perché ho improvvisamente caldo?

Adesso esco,corro,vado a fare una passeggiata non vado a lavoro oggi.

Esco a fare due passi, tanto per le due sarai tornata.

La moka scoppia.

giovedì 6 dicembre 2012

Un giorno di trascurabile felicità.

"Ti avrei potuto dire cosa è successo negli ultimi anni in cui non ci siamo parlati.

C'è stato un periodo in cui tornavo a casa,mi sedevo davanti al pc ed incominciavo a piangere,mi sedevo davanti lo specchio e continuavo a piangere e intanto mi chiedevo perché accadesse anche la sera e non appena mi fossi coricata.
Succedeva anche in macchina quando mia madre mi chiedeva io come stessi seriamente oppure quando parlavo di me alla persona che amavo.

Una risposta non c'è,però è stato un periodo un po così,non era rabbia,né consolazione,non era nulla.
Avevo smesso di sperare che qualcuno mi ascoltasse perché non sarei riuscita comunque a spiegare un senso di vuoto così grande.
Se ti avvicini ad una persona che sta piangendo è perché ti aspetti che quella persona ti dica "sto male",strozzato magari in un singhiozzo. No,io non stavo male,non stavo nemmeno bene,ma la mia unica risposta era racchiusa in un "Non lo so."

Non sentivo nulla.

Forse,invece sentivo troppo,e mi chiedo adesso se ci sia una differenza.

Come  se il semplice fatto di esistere e sapere che tu esistessi ma che non mi parlassi,mi ferisse a morte.

Eppure io amavo tanto la vita,ero circondata da persone splendide,ero forte,avevo coraggio,sapevo razionalizzare la mia sconfitta,sopportavo la tua distanza,sapevo lottare ed ad arrendermi non ci pensavo nemmeno. Mi amavo,mi sentivo amata dagli altri,ma non da te.

Il male c'era e non passava, era un male? Sì.

Non piangevo certo di gioia. Notavo che a mano a mano che andavo avanti le mie lacrime si facevano grosse e corpose,erano lacrime diverse,non scendevano a fiume mescolandosi alle altre,ma percorrevano la palpebra inferiore molto lentamente,la gonfiavano,offuscavano la vista e poi cadevano giù,ordinate come se fossero in fila indiana.

Quello era il mio corpo che si liberava piano piano di ogni tua traccia,di ogni nostro ricordo,la mente cercava di cancellarli con le lacrime,il mio corpo mi aiutava.
Mi diceva: Questo ti aiuterà a non esplodere da un momento all'altro,ma non voleva dirmelo,altrimenti avrei fatto fatica ad accettarlo.

C'era un eterno conflitto tra ciò che eri e ciò che eri diventato che non potevo sopportare.

Speravo che da un giorno all'altro avresti ammesso di avere torto,speravo che accantonassi l'orgoglio,credevo che ti rendessi conto che avresti dovuto semplicemente lasciarti amare.

Io avevo capito che in me c'era la sofferenza e che era necessaria perché era diventata parte di me.
Mi sommergevo di pavesini e tisane amare(che non ti piacciono perché quando ero bambina rifiutavo di ingerire le cose scure, ma le bevi comunque),per farmi del male,hai visto che stronzo che sei stato?"

Dopo quest'ultima battuta,mi stai sorridendo,mi stringi la mano,io ho sorriso perché era quello,quello mi serviva davvero, adesso mi stai abbracciando e allora in questo preciso momento sto  cacciando fuori la mia ultima lacrima.

Ecco per oggi ho dato.
Adesso spero che  basti per un bel po' di tempo.


lunedì 26 novembre 2012

Amore frecciarossa 4615 delle ore 13:00

Adesso se in questo frecciarossa 4615 mi metto a piangere questi due che stanno parlando di mezz'ora su cosa cucinare quando torneranno e se andare a prendere prima o dopo pranzo il cane in pensione inizieranno a guardarmi e a provare una sorta di compassione mista all'imbarazzo del momento.
Se inizio a piangere,il signore qui vicino che sta leggendo il giornale ininterrottamente staccherà gli occhi e mi chiederà se tutto va bene, e mi farà portare un bicchiere d'acqua.
Non voglio scrivere niente su nessun foglio,non voglio parlare con nessuno di dove sono stata e con chi.
Se mi alzo devo far spostare il tipo che legge e allora rimango seduta aspettando che tipo alzi lo sguardo e capisca che devo uscire perché non ho voglia di restare a piangere qui.
Lui continua a muovere le labbra con la testa china sulla Repubblica,si parla di ballottaggi.
Io allora mi alzo,lui alza lo sguardo e capisce.
Voglio lasciargli un messaggio in segreteria.
I messaggi in segreteria sono imbarazzanti,il tono di voce non sarebbe il mio e forse non riuscirei a dirgli ciò che veramente penso,allora vado in bagno,ho deciso.
Adesso ho voglia di lasciargli un messaggio,lo so che non ho una voce bellissima, ma voglio lasciargli un messaggio,mi sembra molto più spontaneo e sentito.
Passo senza toccare minimamente il piede del tizio,e allora scorro velocemente la rubrica fino a trovare quei sette caratteri indefiniti neri,ho un po' di paura ma per non farmi vedere in questo stato di ansia entro in bagno.
Squilla.

Non risponde,lo sapevo,non può.
"Lasciare un messaggio dopo il beap" è stata l'ultima frase della signorina del telefonino.
Sto per piangere ma prendo un respiro forte,mi guardo allo specchio e stringo le mani vicino al manico della porta per non cadere.

"Può sembrarti assurdo che,ehmm, si ciao sono Giulia.
Può sembrarti assurdo che io ti lasci questo messaggio,ebbene se senti dei rumori strani sono in treno,sto venendo da te anche se non lo sai e non lo saprai prima di leggere questo messaggio,perché uscirai dal lavoro alle 19:00 e io sarò a Milano verso le cinque,così eviterò ogni imbarazzo,e se mi troverai davanti saprai soltanto dopo il perché.

Ho speso questi 170€ andata e ritorno per dirti soltanto poche cose che potevo dirti anche in questo messaggio,solo che volevo dirtele da vicino,so già la tua risposta ed è anche per questo che voglio dirtelo due volte,in modo che tu ne sia veramente sicuro di ciò che risponderai.
Ti prego,voglio che tu stia con me,anche se sono lontana se non sono tanto alta e probabilmente ho le tette piccole,un po' sproporzionate ma solo perché ho le spalle grandi e anche se quando cammino non voglio avere mai nessuno intorno anche se non te lo dirò mai non voglio che tu mi stia intorno.

Che ci voglio stare con te,ricominciare tutto come prima,che voglio pensare alle stronzate che voglio guardarmi le serie tv nel letto anche se io le odio e ne vedo forse due o tre.
Che voglio vedere le foto che hai sul piccì,i video di quando eri più piccolo e suonavi e magari i testi delle canzoni che hai scritto.
Stacci con me che ho un gran bisogno di urlare e che un tuo abbraccio sulla tromba di una scala mi farebbe dimenticare qualsiasi piccolo e sottile o immenso e grande dolore.

Ti prego stacci con me,che questa voce non è rotta dal pianto,è solo che ieri ho preso freddo sul motorino.
Stacci anche se mi arrabbio facilmente,se mi faccio le foto osé e te le mando nella mail dell'ufficio distrattamente.
Stacci con me perché io penso di amarti,dal primo bacio,dal primo abbraccio,da prima di tutte le cose.
Stacci con me senza che io debba chiedertelo,senza dirmelo. Continuiamo a giocare a quelli che restano single che però ogni tanto si vedono.
Facciamo quelli che si vedono senza restare single.

Stacci con me quando stai male,quando io non so cosa fare,quanto tu non sai cosa dire.
Anche perché io non so mai cosa fare.

Stacci anche se con le relazioni faccio schifo,anche se con te faccio schifo,anche se questa voce al telefono sembra rotta dal pianto,perché sto piangendo nel bagno di un frecciarossa e penso che sia il controllore che stia bussando,perché crede che io non abbia il biglietto e ora chi gli apre così combinata?



mercoledì 14 novembre 2012

Corpi intrecciati,scrosci di pioggia e luci soffuse

Ci proverò,se mi riesce male capitemi,sono pur sempre una rondine che descrive amplessi umani.

La camera era avvolta dalla luce soffusa della lampada,io mi ero appena fermato all'ingresso,aspettavo con ansia il momento in cui lei si sarebbe tolta la maglietta,e io a quel punto mi sarei avvicinato.
Ero emozionato perché erano anni che non vedevo il suo corpo e quando lo avevo visto eravamo adolescenti,sicuramente qualcosa sarebbe cambiato.

Mi si avvicinò come un gattino bisognoso di protezione,mi abbracciò e strofinò la testa sul mio collo.
Tremante la strinsi a me con tutte le mie forze,pensai che se non l'avessi baciata in quel momento sarei potuto morire all'istante. Ci baciammo veramente a lungo perché avevamo nostalgia delle nostre bocche,riconoscevo benissimo la sua lingua e lei riconosceva i miei denti sporgenti,poi ci stendemmo sul divano,i suoi capelli sul mio petto mi eccitavano all'inverosimile,non eravamo molto lucidi,non sapevamo cosa stavamo facendo di preciso,ci eravamo dimenticati di tutto e tutti.
Un po' per l'eccitazione un po' per l'ansia,ci misi qualche minuto a farmelo alzare, la fretta di vivere l'atto della penetrazione non mi faceva affluire sangue al pene probabilmente.

Dal divano ci spostammo nella sua stanza,c'era una sola parete rossa,con delle stelle disegnate vicino il letto, mi ricordai per un attimo dei nostri amplessi 5 anni prima e si confondevano alla bellezza di quelle giornate trascorse assieme,c'era un desiderio di felicità che sopprimevo dentro di me,provavo un senso di ammirazione per lei, non riuscivo a staccarle lo sguardo di dosso, e ad un certo punto ci guardammo negli occhi,lei si mise sopra di me e iniziai a baciare i suoi seni,me li infilavo in bocca più che potevo,mentre lei si concentrava sul mio collo,e provavo un senso di gioia per averla finalmente posseduta,per i suoi gemiti di piacere,per l'odore di mandorla che emanava la sua pelle che ad ogni minuto che passava aumentava a causa del sudore.
C'erano dei gesti che non conoscevo,quando facevo piano mi conficcava le unghie sulla schiena,come se volesse davvero farmi del male,quando le toccavo troppo forte il clitoride chiudeva le gambe e sorrideva,e allora mi accorsi che non era più tanto la stessa.

 La presi ad un certo punto,non so perché forse perché preso dall'impeto del momento,iniziai a fare fortissimo,quasi come se volessi farle del male ma sempre perché era tutta quella gioia che avevo lasciato sospesa che mi stava pervadendo.

Il passato,il futuro i nostri ricordi si confondevano con il piacere di quell'istante.
Il sesso orale,anale mi sembravano pieni di senso soltanto con lei,mentre stava per venire si strinse a me,allora decisi da galantuomo che fosse venuto il turno mio,mentre era girata,in posizione sottomessa,guardavo le sue natiche,mi sembravano due mandorle,perfette nella loro unione,l'odore era rimasto stazionario nell'aria,volevo distrarmi allora iniziai a pensare ai mandorli in fiore che avevo visto molte volte d'inverno fuori casa mia,ci fu un momento in cui non riuscì più a trattenermi,perché lei iniziò a dire "Basta,ti prego mi fai male." Tirai il membro fuori,la girai e un onda di liquido seminale le invase la faccia,i capelli e lei rimase immobile e iniziò a raccoglierselo tutto e a leccarlo,come se fosse qualcosa che non era estraneo da lei,non era nulla di disgustoso,anzi sembrava perfetta anche così e allora cadde sul letto,sospirando, io corsi di là a prendere un po' d'acqua aprì il frigo e sorrisi,perché era andato tutto bene e la mia virilità  era stata pienamente appagata.

Un'ora dopo eravamo sdraiati sul letto,senza dirci una parola,perché tanto era stato detto con il corpo,guardavo ogni tanto la finestra e il cielo ogni tanto coperto di nuvole si illuminava di una strana luce viola e rosata, sembrava stesse per venire una tempesta e lei mi accarezzava con dolcezza e ci stavamo delicatamente riscoprendo,i nostri movimenti rimasero a lungo impressi nella mia memoria.
Le gocce iniziarono a battere sulla finestra,sapevo che lei era un'altra,era diventata donna,stretti in quell'abbraccio ci addormentammo ascoltando lo scroscio della pioggia.

"Vado a prendere un po' d'acqua" questa fu la frase che disse,prima di sparire per l'ennesima volta dalla mia vita,e prima che potessi dirle non ho sete scappò via, ma sapevo che prima o poi sarebbe ritornata e allora mi riaddormentai felice.

venerdì 2 novembre 2012

"Oh comunque stai proprio bene"

Il tempo passava,gli anni passavano e io credevo ogni volta di essere riuscita a non pensarti almeno per un giorno.
Com'ero felice quando alla fine della giornata,pensavo di non averti pensato neanche per un secondo.

Se ci riuscivo per due giorni,era davvero un gran successone,e allora mi regalavo un cioccolatino.
Se addirittura ci riuscivo per tre,andavo a comprarmi un gelato.
Con il rischio di prendere qualche chilo ma con una felicità indescrivibile di averti fatto uscire un po' dai miei pensieri.
Sono stati anni in cui ho provato a cancellarti,te lo giuro.
 Mi facevo sempre bella,andavo una volta a settimana dal parrucchiere,mi truccavo ogni volta che uscivo,indossavo abiti coloratissimi,mettevo spesso i tacchi,non mangiavo più le unghie e tutte queste cose così.
Mi dicevano molto spesso che ero diventata bella, alle persone piaceva avermi vicina,qualche ragazzo ha perfino perso la testa per me,poi per fortuna l'ha ritrovata.
Le persone mi parlavano e la loro voce nelle mie orecchie,sembrava aver scacciato via il bisogno di sentire la tua e così ti pensavo ogni giorno sempre di meno.
Ho continuato un po' a volermi bene,ad ascoltare i complimenti della gente finché non ho capito che le attenzioni che mi davo,erano unicamente per te, perché speravo sempre di incontrarti in un locale,all'angolo di una strada o al supermercato e farti pensare che ero diventata bellissima.

domenica 21 ottobre 2012

Il giorno in cui imparai ad andare in bicicletta

Io e mio padre parlavamo molto poco,forse dialogavamo con i luoghi.
Vuol dire che quando era domenica,per dimostrarmi che mi voleva bene d'estate mi portava a mare.
Nei weekend invernali quando c'era un po' di neve mi portava a sciare.
Quando non si poteva fare niente,mi stava vicino e faceva finta di interessarsi ai miei compiti oppure mi aiutava in matematica,anche se non è che mi aiutava più di tanto a lui faceva piacere pensare che era utile.
Il giorno in cui imparai ad andare senza rotelle avevo 4 anni, ma avevo una paura fottuta di cadere,non riuscivo bene ancora a coordinare i movimenti,mi sembrava di sbandare ogni cinque metri.
"Se tu non sali su quella bicicletta,non sei mia figlia."
Così mi convinceva ogni volta ed io prendevo coraggio,perché volevo essere sua figlia.
I rapporti con il tempo non si sono mantenuti così saldi, io e lui litighiamo spesso quando sono a casa,perché dice che sono arrogante,sfaticata e non sono matura.
Lui non mi domanda mai niente,non domanda niente neanche a mia madre,sa solo che ci sono e basta,forse gli basta davvero solo questo.
Non ha avuto la stessa premura che ha avuto quando ero piccola.
Dice cose che non sono veramente così e crede di avere ragione, un po' come quando mi spiegava la matematica quando andavo al liceo.
Però ogni tanto un giro in moto insieme ce lo andiamo a fare.
Nei momenti di panico,quando mi sento veramente male e penso che non ce la potrò mai fare per quanto io mi impegni, io ripenso al giorno in cui mi insegnò ad andare in bicicletta senza rotelle,perché forse in quel giorno mi ha insegnato ad andare in bicicletta come nella vita. Mi guardò negli occhi e mi disse:
"Vai da sola Giulia,non aver paura,se succede qualcosa io sono qui dietro."
Grazie.

giovedì 18 ottobre 2012

Se vuoi ti faccio vedere la mia collezione di Dylan Dog

E'  un anonimo giorno della settimana di un mese che piace a pochi,quella  che Lara ha in mano è una sigaretta ed è la terza della giornata che di norma dovrebbe essere l'ultima ma così non sarà,è mezz'ora che aspetta Michele ma non perché sia in ritardo, a lei piace arrivare in anticipo agli appuntamenti per vedere poi la gente venire,così può pensare cosa dire.

Michele e Lara,stanno per fare una cosa che non dovrebbero fare, è un appuntamento segreto e soprattutto loro lo sanno bene, non si sono fatti troppi scrupoli ma in una città così anonima dove non sono nessuno,forse il peccato non c'è,non vale.

In realtà sono sei mesi che si parlano ma soltanto via messaggi fugaci alle sei,sette e mezza di sera dopo una doccia oppure prima di andare a dormire. Finalmente Michele da Napoli è riuscito a raggiungerla,con il pretesto di un colloquio di lavoro,e lei lo attende.

Lara si distrae parecchio,immaginando il loro incontro e Michele arriva da dietro,le tocca il collo,il contrasto termico è immediato,il momento è catartico.

Lara aveva dimenticato quando fosse bello,non di quelle bellezze banali,ricercate.
Sembrava uno di quei tipi carini,che possono sembrare brutti a qualcuno ma proprio per questo sono irresistibili.
Non ho voglia di descrivere i dialoghi,i silenzi un po' imbarazzanti di chi ha già capito tutto il seguito della serata,di due persone che si conoscono bene soltanto dietro un PC ,ma che si piacciono da morire e si vede.

Stessi interessi,stessi colori,ma per qualche motivo non erano compatibili. Michele era la versione maschile di Lara, e non ci credeva per nulla alla stronzata che gli opposti si attraggono,anche se la sua ragazza era praticamente il suo opposto e lo era anche il ragazzo di Lara.

Tutta la sera,cercavano scuse per sfiorarsi, Michele assaggiò un paio di volte il cocktail annacquato di Lara, lei sorrideva e gli toccava il piede,facendo finta di non farlo apposta.
Parlarono di tutto ciò che si può parlare ad un primissimo appuntamento, dai film di Scorzese agli accordi di Cash,agli autori del novecento,parlarono perfino di abitudini sessuali e di cibo sopratutto perché nelle loro conversazioni serali erano gli argomenti principali.

Parlarono anche delle loro conversazioni al computer e anche di quanto fosse magico e strano il fatto che non riuscissero a staccarsi dal display,a quante volte volevano chiamarsi e non l'hanno fatto.
Lara era vestita in modo un po' provocante,le si vedevano le tette ma Michele si soffermò sui suoi occhi,e Lara ne fu un filino delusa dato che comunque l'intenzione principale era quello di scoparselo,perché molto spesso durante le ore notturne di insonnia,lo aveva immaginato in tutti i modi possibili e immaginabili,mentre Michele,quando guardava le sue foto su Facebook,continuava a guardarle gli occhi e null'altro.

Dopo aver bevuto una quantità smisurata di alcool,si fermarono in un giardinetto sotto casa di Lara,e iniziarono a parlare di fumetti.
"Ma ti va di salire,ho una collezione di fumetti di Dylan Dog,vorrei fartela vedere."
Effettivamente Michele fu spiazzato,davvero rifilare una scusa del genere,ubriaca poi mentre continua a fissarmi come se fossi una preda....

Michele strabuzzò gli occhi alla vista di tutti quei fumetti e libri,una quantità assurda,lei accese lo stereo mise un vinile degli Air.
Ora noi non vogliamo sapere veramente cosa succede vero?
Anche perché sarebbe decisamente banale descrivere una selvaggia scena di sesso, che 1- io non sono capace di descrivere 2- questo blog lo legge anche mia madre e sarebbe un tantino imbarazzante.
Così i due rimasero abbracciati un bel po' sul divano,parlando di tutto quello che non si erano mai detti,facendosi domande imbarazzanti e le risposte erano sempre quelle che volevano sentirsi dire.

Ad un certo punto Lara chiuse gli occhi,e Michele le diede un bacio sulla fronte.
Chiamò l'albergo inventandosi una scusa assurda e spostò Lara sul letto,come se fosse un gesto abituale le si accucciò vicino e si addormentò sentendole l'odore dietro la nuca.


Il mattino dopo fu il trambusto di una città già in movimento a svegliarli mentre loro rimanevano immobili,come due statue marmoree sul letto coperto da lenzuola nivee.
"Hai visto,io con le donne riesco anche a dormirci."
sussurrò Michele.
"Michele,non vorrei deluderti,stanotte io non ho fatto l'amore con te...perché mi piaci troppo altrimenti col cazzo che non avresti fatto l'amore con me."
Sorriso entrambi,i loro aliti non davano fastidio e allora nacque un bacio spontaneo,così come se fosse uno dei tanti sabati passati insieme,e verso le 11:00 fecero l'amore.

Michele fu soddisfatto di quell'amplesso anche se lo giudicò troppo breve,se possono essere considerati brevi 45 minuti, e Lara lo fu altrettanto,avendo Michele soddisfatto quasi pienamente le sue fantasie.


Verso l'una lo accompagnò alla stazione,gli toccò il viso e gli baciò l'angolo della bocca,poi si scambiarono un abbraccio lunghissimo,sapevano che non sarebbe stato né il primo né l'ultimo.
Incredibile come le stazioni possano essere anche dei luoghi non così tristi,pensava tra sé Michele mentre sentiva ancora per una volta l'odore di Lara.
Si scambiarono un lungo sguardo,e la distanza dal treno a dove era Lara sembrava lunghissima,contava passo dopo passo,come contava i giorni che dovevano passare per rivederla e giorni per dirlo alla sua ragazza.

Anni dopo,loro raccontano questa storia ad amici e parenti con area soddisfatta e sulla storia dei Dylan Dog,tutti ridono dicendo "Ma non era meglio una collezione di farfalle?".

Intanto i numeri dei Dylan Dog non sono aumentati,ma loro proprio quest'anno sono arrivati a quota tre figli.

venerdì 5 ottobre 2012

L'odore

Quando uscivo dal tuo portone,quasi sempre in lacrime e totalmente insoddisfatta di ciò che avevamo detto o fatto,avevo sempre il tuo odore addosso. L'odore che hai dopo che fai l'amore con una persona è diverso,ti rimane addosso per giorni ma lo senti solo tu,anche se cerchi in tutti i modi di raschiarlo via,se pensi che prima o poi se ne dovrà andare,hai paura che il tuo migliore amico,tua madre tua sorella possano sentirlo,in realtà lo senti solo tu gli altri non se ne accorgono,personalmente avevo sempre paura che magari lui abbracciandomi se ne accorgesse.Invece niente mi baciava e faceva una faccia felice,così avevo la conferma che non sentiva niente,forse il mio era un buon deterrente. Mi rendevo conto che però dopo una doccia nessuno avrebbe potuto lontanamente sentirlo,forse era nella mia testa,magari me lo immaginavo perché volevo che mi restasse qualcosa di quei lunghi pomeriggi tra una  sigaretta,amplessi e film dei fratelli Cohen. Uscivo da quel portone e quasi sempre beccavo qualcuno di faccia e quasi sempre la persona che mi stava davanti pensava "Poverina,chissà cosa le è successo."Perché piangevo e  mi si squagliava buona parte del mio trucco e sembrava fosse successa una tragedia.
In realtà non succedeva proprio niente,questo era il punto.
Se proprio lo vogliamo dire non mi piaceva nemmeno fare l'amore con te,eri troppo impulsivo,avevi una smania di dimostrare assurda e non sapevi viverti quelle ore,mi dicevi sempre "Fai presto,non ti spogliare."ma io credevo che non ci fosse qualcosa di così poco intimo che non spogliarsi nemmeno in quei momenti, e già lì partivamo male.Quando avevamo finito ti alzavi andavi in bagno e ci mettevi un po' a pisciare,tornavi e non mi guardavi,accendevi la tivù mettevi un film,quasi sempre uno dei fratelli Cohen o Tarantino, oppure suonavi un po' il basso e finiva lì.
Non c'era contatto,non c'era amore,mentre io ti amavo tantissimo,magari se tu mi avessi amato almeno un po' sarei riuscita a dimenticarti più facilmente.
Una volta ho provato a dirti "Ma perché non mi abbracci?",tu mi hai risposto in malo modo dicendo che non ero pienamente tua,perché trattarmi come la tua ragazza... Avevi ragione forse.
Forse in realtà eri incazzato e non me lo hai mai voluto dire,io avrei voluto dirti che non mi serviva per niente fare sesso,ma mi bastava soltanto starti accanto dopo,in quelle ore mi bastava solo osservarti e ovviamente annusare il tuo cuscino dove per l'appunto rimaneva il tuo odore.
L'odore della persona che ami è ciò che più ti rimane impresso è l'unica cosa che forse ti ricordi bene,purtroppo soltanto quando poi lo risenti.
Non mi ricordo più bene la tua faccia ma so benissimo che se sentissi quell'odore saprei riconoscerlo ovunque,tutto ciò per dirti che si mi manca il tuo odore.

giovedì 10 maggio 2012

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