domenica 18 gennaio 2015

La domenica quando si è bambini

Ci sono volute le campane delle 10:37, che non so perché partono con 7 minuti di ritardo, per ricordarmi che oggi fosse domenica.

La domenica per me è una giornata pessima e mi viene sempre da fare il confronto quando la passavo con i miei genitori da bambina.
Quando ero piccola uscivo con mamma e papà, mi tenevano la mano, dovevo solo pensare a guardare avanti a camminare, e fare finta di ascoltare  quello che dicevano, ma soprattutto  a mangiare la pizzetta come aperitivo, era bello pensare che  a tutto il resto ci pensavano loro, e del resto avevano ben poco a cui pensare: Prendere la macchina, scegliere una trattoria, e la giornata era  compiuta.
"Per lei fate due maccheroni al sugo" c'era  il vino della casa, la gente felice che con disinvoltura mangiava anche il tavolo, e bambini che correvano per tutto il locale, qualche volta mi alzavo anche io ma solo per vedere la tristezza dei pesci all'interno dell'acquario.
In realtà non mi facevano tanta tristezza, pensavo che stessero bene lì rispetto all'essere inghiottiti dall'oceano e dalle sue mille intemperie.
Il cameriere poi, si avvicinò alla fine del pranzo e ci disse che  che per dolce c'era  il creme caramel, mio padre allora basito quasi spaventato dalla vita, chiese ma che cos'è sto creme caramel? il Cameriere ripeté  lentamente, C-r-e-m-e C-a-r-a-m-e-l-
orgoglioso, con il tovagliolo sul braccio, e le scarpe di chi ha camminato per tutta la giornata avanti e indietro per la trattoria  e ci disse  che era il piatto della rivoluzione delle papille gustative, perché si crede che la roba francese sia sempre una rivoluzione.

Mio padre disse che era buono il sorbetto a limone e io allora mi presi  il sorbetto al limone, anche se a me faceva cagare il sorbetto a limone.

Dopo la pausa pranzo andammo a guardare le barche sul molo, io non ho mai avuto una barca ma l'ho sempre voluta, mio padre le odia le barche, a mia mamma è tutto indifferente, dopo la passeggiata finalmente tornammo a casa, e io non avevo  fatto i compiti come sempre.

 Questa era la vita che a noi gradualmente c'è parsa di una noia indescrivibile e l'entusiasmo familiare si ridusse di anno in anno e quindi uscimmo sempre di meno, fino a perdere completamente l'usanza di mangiare fuori.
Io li  rivoglio i pomeriggi, e le mattine la tenerezza che sembrava indice di debolezza, rivoglio i pranzi in trattoria, sia vicino al mare che a  Gragnano, sia con la carne che con il pesce che non mangiavo e lasciavo nel piatto.
Rivoglio la spensieratezza che sembrava fosse gratuita, e che adesso la paghiamo e non la otteniamo del tutto.
Arriva  un momento in cui smetti di crescere, ed inizi ad invecchiare, io l'ho capito dalle domeniche.

La domenica pomeriggio adesso è terribile, sia a Milano che a Pompei.
  Il tempo si dilata,tutto si fa triste e si avvolge nel torpore tutto è baratro di nulla, le case sembrano ovattate e le orecchie si allontanano dal mondo, i tossici qua sotto si scatenano, perché non sono al SERT e non sanno che cazzo fare, di norma non lo sanno anche durante gli altri giorni della settimana, ma almeno c'è qualcuno sobrio che li ascolta.
Se prendi l'autostrada, l'unico che ti somiglia e ti capisce è quello del pedaggio, che non ti guarda neanche ma con aria insofferente prende la carta o i soldi, ha gli occhi puntanti sullo schermo di qualche film porno o soap opera e sospira, tu lo saluti, lui non ti caga.

 A casa nel pomeriggio se i letti sono disfatti c'è da temere l'assenza di speranza che verranno fatti , ti scocci di rifarlo ma se non lo rifai  il letto ti imprigiona in una gabbia di malessere.
 Ti guardi la partita perché si deve guardare non perché lo vuoi e se il Napoli perde ti deprimi, ma non sai neanche bene perché.
Se vai a messa quando  il prete appare la prima cosa che ti segnala è il letto che non hai fatto, non nel senso che lo dice, ma nel senso che tu lo sai che quella predica che sta facendo è per quel letto, che hai lasciato disfatto nelle mani degli acari che sguazzano e si rotolano tra le nivee lenzuola di cotone.

Al buio nel letto il lunedì, invece, è  come un ritorno alla vita,  nel lunedì vero si dischiudono rivoli di gioia, questo perché il non fare niente non sembra ma ci crea un senso di inadeguatezza al mondo.

Mentre ti prepari per uscire, la mattina per continuare a   svolgere la tua vita, ti accorgi che non tutto è  svanito perché affiora il pensiero che ti dice "Mo tra sei giorni è di nuovo domenica".