martedì 25 ottobre 2016

Poesia distratta per un'amica attenta


Sono tornate dalla guerra senza sapere di averla vinta o persa.

Hanno coperto le ferite con bracciali di stoffa, con tovaglioli di carta riciclabile e con parole d'affetto e conforto li hanno cuciti e poi hanno tracciato colori vivi sulla pelle, le hanno disinfettate ogni giorno la sera con le tisane e poi una volta rimarginate le hanno coperte con il fondotinta, affinché non si vedessero i segni lasciati, in modo che l'una non sapesse dov'era nascosto il dolore dell'altra.

Hanno costruito un amuleto in modo da proteggerle insieme, dietro un unico scudo fatto di seta, di parole e di risa, di vino rosso, di canzoni stonate e piscine comunali, e di sera davanti ad una tavola vuota, l'hanno riempita soltanto con i pensieri più ameni.

La mattina si sono svegliate con i passi svelti per il freddo sentito ai piedi, e sono uscite spinte da nuovi sentimenti, dalle buone intenzioni, per sentirsi al telefono, portarsi le caramelle, e volersi bene con nuove parole, per avere la faccia ogni giorno serena, come sempre in modo che le faccia più belle, al punto di non volerle sapere mai sole.





A Maria Sole

lunedì 17 ottobre 2016

Tutto su mia madre

Vorrei tornare nella tua casa,
sentire le gambe stanche di mare, tu che corri in cucina a preparare di fretta ed io che ti aiuto a mettere a posto la spesa.


Vorrei vederti addormentare sul divano, così sfinita di parole, dei pensieri del domani, con la tua pelle di carta, con le tue ciglia che si muovono lentamente come le piume, delicate.

La mattina vorrei svegliarmi col suono dei tuoi passi in corridoio, con la macchinetta del caffè che prepari e mi piacerebbe sentire la tua risata al telefono, un po' ovattata perché fai piano, per non svegliarmi.

Vorrei poi ascoltare qualche tuo rimpianto, qualche tua piccola memoria, che si confonde coi rumori delle stoviglie, che mi racconti di qualche cosa persa e poi trovata tra  un primo e un contorno per poi finire con il dolce a spizzicarci nei reciproci piatti.


E non me ne importa nulla di quel che accade nel mondo, di Milano, della sua frenesia, perché la quiete la trovo in un'intimità di una stanza, tra le parole che ci diciamo, tra quelle non dette e quelle che poi ci diremo con il silenzio.



So che in ogni viaggio, c'è sempre il nostro ritorno e siamo io e te, con la sabbia tra  le dita dei piedi,  perché siamo due bambine entrambe, ed ogni anno ci proviamo inutilmente, a trattenere quella nostra ultima estate.

martedì 4 ottobre 2016

Poesia che non leggi

Avrei preferito incontrarti
per caso
ad esempio domani, tra via Torino e Via Orefici, oppure al parco Sempione o nei luoghi che sono sempre nostri e riconoscerti tra i passanti.
Senza trasalire per la sorpresa, come quando ti aspettavo e mi venivi a prendere.
Incrociare il colore denso dei tuoi occhi che assomigliano ai ricci delle castagne, sono ancora così impenetrabili e sfuggenti come li ricordo?
E vorrei soltanto dirti 
con la banalità degli incontri 
non memorabili
Non siamo cambiati vero?
E ridendo perderci di nuovo
senza domande o appuntamenti,

avrei voluto crogiolarmi nell'idea pigra
di una causalità inerte
di una normalità docile
Inoffensiva.

Avremmo potuto rifare tutto questo,
se non avessi adesso gli occhi umidi,
e potessi scegliere davvero 
di incontrarti per caso domani,

sarebbe così bello
che vorrei
raccontartelo.