martedì 23 maggio 2017

I primi appuntamenti quando non sai che sono i primi appuntamenti

Sono da poco uscito da lavoro e sono arrivato in anticipo apposta per vederti arrivare;

noi due ci siamo conosciuti perché ci piace molto il cinema, spesso siamo andati soli e tu eri sempre due file avanti e ogni volta mi dava fastidio il fatto che avessi un ferma coda a disturbare la mia visuale.
Non eri solo che una testa con un ferma coda appariscente che mi infastidiva, non eri solo che una sagoma lontana e senza volto.
Poi a quella sagoma è stato dato un volto e un nome.
Questo è il nostro primo appuntamento e non ha importanza come ha avuto luogo ma esiste.
Sono io che ti aspetto e gusto l'umidore dell'aria è un tardo pomeriggio di martedì di maggio per tutti uguale agli altri passanti uguale agli altri giorni,tranne che per me che ti aspetto tra la gente, ornamenti dei miei pensieri ormai già da molti minuti.

Sono arrivato qui in anticipo per vederti con il fiatone arrivare di corsa, per vedere come ti sposti la gonna prima di raggiungermi, per vedere quell'immagine di te mentre sorridi e non sai dove guardare mentre ti avvicini.
Io non ti ho mai visto in compagnia di estranei, perché gli estranei siamo noi e non so bene cosa dirti, non so bene dove portarti dopo il cinema, non so mai cosa fare quando una ragazza mi piace molto.
Provo un sentimento misto tra viva forza e venerazione e poi rispetto e poi speranza che questo sentimento si tramuti in amore e fino ad ora non è mai successo.

In quel momento mi accorgo di essere avvolto dai sentimenti, e un lieve sudore provocato dall'angoscia e speranza mi impregna la fronte e penso che all'angolo tra porta Venezia e piazza Oberdan, ad un incrocio potrebbe nascere qualcosa di unico, che mi faccia finalmente emozionare e stare al mondo.

E quando ti vedrò arrivare, sarò troppo imbarazzato per baciarti, per fare tutto quello che vorrei fare. So di per certo che le tue effusioni basteranno per due, dopo non vedremo l'ora che quel film finisca, ci attenderà una casa vuota, la felicità ovvia e poi che altro ancora?

Forse il lento scorrere dei giorni, sperando di ricordarci di questi primi appuntamenti che adesso non sappiamo cosa diventeranno nel futuro.
Quando poi litigheremo ci ricorderemo di quei primi appuntamenti? Ci ricorderemo che era bello non conoscerci? Che era bello quel mistero?
O forse penseremo che poi tutto sarà prevedibile ed il prevedibile si sa che è l'arma prescelta della noia.

Si fa buio all'improvviso e le strade di Milano si illuminano tutte insieme, dai freddi neon seriali, il timer rispetta tutti i tempi, mentre tu invece no.
Si fa sera, e il tardo pomeriggio se n'è andato e tu non arrivi.

Sotto voce mi dico che non verrai, non lo so come mi sento, so solo che non ci vedremo più, mentre si avvicina una sconosciuta che mi chiede un'indicazione, le dico di seguirmi perché stiamo andando nella stessa direzione, le luci si spengono tutte all'improvviso, perché c'è stato un black out generale.


Era solo una ragazza, che aspettava un altro ragazzo che poi alla fine non è venuto.

è notte fonda, domani sarà l'alba, e l'ultimo mio messaggio inviato non sarà mai visualizzato da lei.