domenica 22 maggio 2016

I bipolari lo sanno

Qualche sera, quando mi ritiro sfinita dalla palestra, assalita dai cingalesi con le loro rose che mi guardano con tenerezza e rassegnazione, consapevoli che non comprerò per me un fiore e che alle persone che camminano sole ad un certo orario per strada a Milano, tendenzialmente non fa piacere comprarsi cose  da soli, soprattutto fiori recisi (scusate sto periodo eccessivamente lungo),

mi piace passare per la strada più lunga, non perché sia la più affollata ma perché mi piace il concetto di strada più lunga che nessuno vuole mai fare, e poi forse perché ormai ho questa curiosità di vedere se al solito locale ci sia la "donna anziana dal passato misterioso" una donna, appunto anziana che si porta molto bene però gli anni che ha e che cerca di essere il più giovanile possibile.
La vedi che si sforza a parlare con gli altri e che ha questo desiderio di essere vista come una donna mondana, che anche durante la settimana ha voglia di star seduta al tavolino ed essere offerta da bere da uomini più giovani di lei, fa battute, allusioni sessuali scherza ma soprattutto beve mostrando con nonchalance diamanti e rubini da cifre esorbitanti, che strabordano dalle dita affusolate o ormai consumate dal tempo.
Si vede davvero che è stata una  bella donna, e che ormai i segni dell'età non la rendono più brutta o sgradevole, ma la caratterizzano a tal punto da poter far intravedere il suo vissuto o meglio di farmelo immaginare.
 Io me la immagino immersa nei boschetti, in quelle ville del chianti, per il suo accento toscano,  impegnata nelle sue giornate soltanto a riflettere su cosa dire di cucinare la sera alla domestica, aspettando suo marito e cimentandosi in qualche hobby tipo il decupage, ad attendere ancora i figli tornare da scuola leggendo libri, ricordandosi di quando era giovane e della eccessiva libertà che le avevano dato i genitori nel fare viaggi all'estero, Parigi, Londra, Madrid, e di quei ragazzi che aveva conosciuto, che aveva amato, avuto soltanto per una notte fisicamente e dimenticato e al fatto che si fosse immaginata una vita con loro, e sospirando sul suo divano sontuoso la lettura di quei romanzi le rimandava alle emozioni che aveva provato e che non avrebbe vissuto.

Ancora me  la immagino che giocava a carte, con le altre parlando dei mariti e di eventuali relazioni parallele gestite da lei, in modo che non combaciassero con il marito di qualcuna seduta al tavolo.
  Me la immagino nella sua vita spensierata dove aveva tutte quelle aspettative che a mano a mano sono diminuite fino ad essere azzerate, un po' con il matrimonio e con i due figli che difficilmente riesce a sentire e che se le va bener riesce a vedere due volte l'anno.
Ma a lei non importa perchè vuole essere mondana e l'unica gioia che ha è andare nei locali la sera  e e alle feste e stare nei posti più mondani di lei, perchè era quello da giovane ed è a quel ricordo di lei che vuole rimanere aggrappata.

 Nonostante il freddo pungente della scorsa sera
 era vestita come ad agosto, rideva e chiacchierava con tutti, scattava selfie di qua e di là, a vederla sembrava la donna più felice del mondo.
Era frenetica, continuava a muovere gli occhi in cerca di qualcuno più famoso e che aveva meno voglia di tornare a casa di lei con cui attaccare bottone.
Qualche minuto dopo dopo averla osservata silenziosamente io andai via dopo aver assistito all'ennesimo siparietto e mentre ero ferma fuori casa mia a parlare, alla stazione dei taxi c'era lei la donna molto mondana.

 Aveva la fronte appoggiata al finestrino, lo appannava con il fiato e poi ci passava le dita, non capivo bene cosa stesse disegnando forse ghirigori senza senso.
Lì c'era lo sguardo più infelice che abbia mai visto, disperato.

Eppure, nonostante tutta quell'infelicità, era come se dentro di lei qualcosa si fosse finalmente sganciata e l'avesse liberata da una morsa. Su quel taxi la vidi finalmente pura, reale.

Quella che forse pensava che in realtà il matrimonio era la vita che voleva e che rimpiangeva anziché tornare in un taxi da sola, che l'aspettare ogni giorno suo marito, fare finta di fare qualcosa in casa, guardare i bambini mangiare cose non cucinate da lei, e perdersi tra tremila racconti che evocavano la sua vita passata, non era davvero male.

Ad un misto della sua tristezza si affiancava anche un po' di incazzattura, odio, perché i ghirigori divennero sempre più frenetici e confusi, e l'espressione del suo viso cambiò celermente.

In una persona non avevo mai visto odio e felicità in così poco tempo vicini, mai una così fragile tenerezza e fastidio così saldamente uniti.

Alla stazione dei taxi infatti ho pensato:
L'autenticità è una bella rottura di coglioni.







martedì 17 maggio 2016

I primi appuntamenti non si danno al cinema

In realtà i primi appuntamenti non dovrebbero esistere affatto.

C'è quel misto di incomprensione e di imbarazzo, di misto forzatura, c'è sempre un momento di distrazione in cui ti focalizzi più che sulle parole che vengono dette sui dettagli del viso della persona che non hai mai visto da vicino e che ti sta parlando e non riesci a seguire bene il discorso, e allora annuisci tantissimo, come a scuola quando eri avanti a tutto e non potevi farti i cazzi tuoi e quindi facevi finta di capire. Io pensavo:
è carina quella fossetta che gli si forma sul lato della bocca.
è carino il suo modo di posare la giacca sulla sedia
è poco carino che la cameriera venga a romperci le palle ogni due e tre chiedendo se vogliamo qualcos'altro.

sì, vorrei lui a casa mia, non per forza sul letto anche il divano va bene, mi basterebbe anche non sentirlo parlare ma vedere i suoi gesti, o che ride guardando a destra.
mi basterebbe vedere come si comporta nella sua quotidianità e non vederlo qui ingessato ed innaturale. Ecco perché i primi appuntamenti non mi piacciono.

Mi piacciono molto quei silenzi imbarazzanti in cui ognuno cerca disperatamente un argomento di cui parlare, ma capita inevitabilmente e allora in quell'attimo vorrei sempre sapere a cosa quella persona sta pensando.

Sono terribili invece secondo me quelli che si danno il primo appuntamento al cinema, e poi dopo escono e parlano del film, tristissimi, orrendi.

Si arriva al cinema con venti minuti di anticipo si comprano i pop corn e si mettono nelle quarte file, a me piacerebbe che il cinema fosse un po' vuoto, e che l'incontro se proprio dovesse esserci dovrebbe essere durante la settimana, un mercoledì, magari di pomeriggio senza essere né un pensionato né tanto meno un bambino.
Mi piacerebbe che ci fosse quel secondo momento di imbarazzo che non riguarda il silenzio ma lo sfiorarsi le mani sul bracciolo della poltrona, cosa fare cosa non fare?

Gliela sfioro leggermente oppure sposto la mano? se poi sposto la mano pensa che non gliela voglia toccare e sbaglierebbe, perché le sue mani affusolate sono molto belle.

Invece il mio secondo appuntamento è stato proprio in un cinema, ed è stato di sera, avevo sonno e mi sono quasi addormentata, si addormentata,  ma probabilmente sarà stata la primavera perché si tende a dare la colpa alla primavera per tutto, qualcuno dice che sia dovuto al mio stato mentale alterato che sto attraversando una fase di cambiamento, mi risveglio soltanto di seguito ad una musica fortissima.

Impiego un po' a mettere a fuoco che il bellissimo ragazzo seduto vicino a me si è appena accorto che mi sono svegliata, allora sorride sornione dando un'altra sorsata alla coca cola tiepida che ha in mano.
ma non dice una parola.
ma lui può fare tutto, è indiscutibilmente una persona a cui non verrebbe mai voglia di addormentarsi in un cinema anche se non lo conosco per niente, forse pensa che io mi droghi o peggio che io sia una di quelle che si addormenta quando guardo i film.
Io però non mi giustifico perché sono troppo in imbarazzo.
Invece lui mi si avvicina e mi dice soltanto che quando dormo forse sono più bella e che cosa gli vuoi dire più.

I primi appuntamenti non dovrebbero mai essere dati al cinema, perché al cinema non si parla con la voce, ma si parla con i gesti.

i secondi invece si, perché c'è il buio giusto per darsi il primo bacio, il secondo e il terzo, c'è il tempo per perdersi il film, e i dialoghi, c'è tempo per ritrovarsi con il corpo con la persona con cui ci sei andato.

il cinema è bello quando si esce e tutti commentano il film, mentre noi non abbiamo capito un cazzo ma ci teniamo per mano, quando prima avevamo il timore di sfiorarcela.

è incredibile quanto non parlando si comunichi molto di più.

il corpo parla molto di più e non sa neanche mentire come quando si raccontano tante cazzate superflue davanti a due cocktail annacquati.

In tutto questo è da decidere se ci sarà un terzo appuntamento,  e dove sarà, è un punto molto critico, perché solitamente il terzo appuntamento viene anche chiamato il decisivo, io però non chiamo le cose come li chiamano gli altri.

se hanno parlato la bocca, e le mani, la prossima volta parleranno gli occhi.