sabato 6 giugno 2015

Il temporale delle ciliegie

Aveva appena smesso di piovere, appena ricominciato, appena smesso. Mio padre indicava questa condizione meteorologica come il temporale delle ciliegie.
La giornata sembrava proseguire così, sembrava seguire molto attentamente quella che era la percezione che avevo in quella giornata del mio umore.
Il giorno in cui vedi un manifesto viola posto sotto il mio condominio, era una giornata da temporale delle ciliegie,  il manifesto non mi lasciò indifferente né basita o interdetta.
 Mi fermai come avrebbe fatto qualsiasi persona e mi soffermai prima sui quali santi fossero stati messi sul manifesto e poi sulle lettere in grassetto e lessi quel nome lì, quello che ogni volta  che veniva nominato mi faceva alzare gli occhi al cielo e sbuffare, quello che veniva sempre nelle riunioni di condominio, perché lei aveva sempre qualcosa di cui lamentarsi, quello, che non avevo  mai sentito e che di un tratto era diventato una costante nella mia vita, in termine negativo ovviamente, era morta Ernesta Pessina.
Quello a cui pensai leggendo quel nome è che siamo tutti un po' preparati alla morte di un amico,  e lo siamo per il semplice fatto che abbiamo tutti paura della perdita di qualcosa che amiamo, perché la paura intercetta quello che a noi interessa. Ci pensiamo e ogni tanto, che quella persona tanto cara potrebbe un giorno andarsene, e quindi riusciamo ad immaginare il nostro dolore.
Alla morte di un nemico nessuno ci prepara, non ci prepariamo neanche noi stessi, si il nostro nemico vorremmo vederlo morto o se non morto messo comunque molto male, ma se poi morisse veramente?  Il vuoto che lascia un nemico è enorme, scomparendo lui vediamo scomparire la nostra cattiveria riflessa, riconoscere quindi che possiamo essere veramente pessimi e di bassa categoria. Il nostro nemico è l'unico quindi che riconosciamo come specchio per i nostri errori e fallimenti e lui ci dice chi siamo, senza troppe ipocrisie. La signora Pessina viveva nel mio palazzo, e si, la odiavo, ed è stata la mia unica grande nemica, era lei che mi augurava di diventare una vecchia ciabatta, era lei che mi diceva di spostarmi urlandomi contro "è llliev't", quella che faceva finta di non conoscere il mio nome, che non salutava in ascensore, a farmi causa per le mie feste saltuarie, a trasmettermi tutto il suo astio che aveva accumulato in 40 anni di solitudine verso l'umanità.  Neanche i gatti aveva, non era buona a prendersi cura di niente, era una donna arida e rendeva arido tutto ciò che le stava attorno.  Eppure furono tante le sensazioni che provai leggendo quel nome sul manifesto  fuorché contentezza. Non la andai certo a trovare, né a fare le condoglianze ai parenti.
Tutt'ora però penso che fosse una donna davvero malvagia, per cui mi mancherà tantissimo.