lunedì 26 novembre 2012

Amore frecciarossa 4615 delle ore 13:00

Adesso se in questo frecciarossa 4615 mi metto a piangere questi due che stanno parlando di mezz'ora su cosa cucinare quando torneranno e se andare a prendere prima o dopo pranzo il cane in pensione inizieranno a guardarmi e a provare una sorta di compassione mista all'imbarazzo del momento.
Se inizio a piangere,il signore qui vicino che sta leggendo il giornale ininterrottamente staccherà gli occhi e mi chiederà se tutto va bene, e mi farà portare un bicchiere d'acqua.
Non voglio scrivere niente su nessun foglio,non voglio parlare con nessuno di dove sono stata e con chi.
Se mi alzo devo far spostare il tipo che legge e allora rimango seduta aspettando che tipo alzi lo sguardo e capisca che devo uscire perché non ho voglia di restare a piangere qui.
Lui continua a muovere le labbra con la testa china sulla Repubblica,si parla di ballottaggi.
Io allora mi alzo,lui alza lo sguardo e capisce.
Voglio lasciargli un messaggio in segreteria.
I messaggi in segreteria sono imbarazzanti,il tono di voce non sarebbe il mio e forse non riuscirei a dirgli ciò che veramente penso,allora vado in bagno,ho deciso.
Adesso ho voglia di lasciargli un messaggio,lo so che non ho una voce bellissima, ma voglio lasciargli un messaggio,mi sembra molto più spontaneo e sentito.
Passo senza toccare minimamente il piede del tizio,e allora scorro velocemente la rubrica fino a trovare quei sette caratteri indefiniti neri,ho un po' di paura ma per non farmi vedere in questo stato di ansia entro in bagno.
Squilla.

Non risponde,lo sapevo,non può.
"Lasciare un messaggio dopo il beap" è stata l'ultima frase della signorina del telefonino.
Sto per piangere ma prendo un respiro forte,mi guardo allo specchio e stringo le mani vicino al manico della porta per non cadere.

"Può sembrarti assurdo che,ehmm, si ciao sono Giulia.
Può sembrarti assurdo che io ti lasci questo messaggio,ebbene se senti dei rumori strani sono in treno,sto venendo da te anche se non lo sai e non lo saprai prima di leggere questo messaggio,perché uscirai dal lavoro alle 19:00 e io sarò a Milano verso le cinque,così eviterò ogni imbarazzo,e se mi troverai davanti saprai soltanto dopo il perché.

Ho speso questi 170€ andata e ritorno per dirti soltanto poche cose che potevo dirti anche in questo messaggio,solo che volevo dirtele da vicino,so già la tua risposta ed è anche per questo che voglio dirtelo due volte,in modo che tu ne sia veramente sicuro di ciò che risponderai.
Ti prego,voglio che tu stia con me,anche se sono lontana se non sono tanto alta e probabilmente ho le tette piccole,un po' sproporzionate ma solo perché ho le spalle grandi e anche se quando cammino non voglio avere mai nessuno intorno anche se non te lo dirò mai non voglio che tu mi stia intorno.

Che ci voglio stare con te,ricominciare tutto come prima,che voglio pensare alle stronzate che voglio guardarmi le serie tv nel letto anche se io le odio e ne vedo forse due o tre.
Che voglio vedere le foto che hai sul piccì,i video di quando eri più piccolo e suonavi e magari i testi delle canzoni che hai scritto.
Stacci con me che ho un gran bisogno di urlare e che un tuo abbraccio sulla tromba di una scala mi farebbe dimenticare qualsiasi piccolo e sottile o immenso e grande dolore.

Ti prego stacci con me,che questa voce non è rotta dal pianto,è solo che ieri ho preso freddo sul motorino.
Stacci anche se mi arrabbio facilmente,se mi faccio le foto osé e te le mando nella mail dell'ufficio distrattamente.
Stacci con me perché io penso di amarti,dal primo bacio,dal primo abbraccio,da prima di tutte le cose.
Stacci con me senza che io debba chiedertelo,senza dirmelo. Continuiamo a giocare a quelli che restano single che però ogni tanto si vedono.
Facciamo quelli che si vedono senza restare single.

Stacci con me quando stai male,quando io non so cosa fare,quanto tu non sai cosa dire.
Anche perché io non so mai cosa fare.

Stacci anche se con le relazioni faccio schifo,anche se con te faccio schifo,anche se questa voce al telefono sembra rotta dal pianto,perché sto piangendo nel bagno di un frecciarossa e penso che sia il controllore che stia bussando,perché crede che io non abbia il biglietto e ora chi gli apre così combinata?



mercoledì 14 novembre 2012

Corpi intrecciati,scrosci di pioggia e luci soffuse

Ci proverò,se mi riesce male capitemi,sono pur sempre una rondine che descrive amplessi umani.

La camera era avvolta dalla luce soffusa della lampada,io mi ero appena fermato all'ingresso,aspettavo con ansia il momento in cui lei si sarebbe tolta la maglietta,e io a quel punto mi sarei avvicinato.
Ero emozionato perché erano anni che non vedevo il suo corpo e quando lo avevo visto eravamo adolescenti,sicuramente qualcosa sarebbe cambiato.

Mi si avvicinò come un gattino bisognoso di protezione,mi abbracciò e strofinò la testa sul mio collo.
Tremante la strinsi a me con tutte le mie forze,pensai che se non l'avessi baciata in quel momento sarei potuto morire all'istante. Ci baciammo veramente a lungo perché avevamo nostalgia delle nostre bocche,riconoscevo benissimo la sua lingua e lei riconosceva i miei denti sporgenti,poi ci stendemmo sul divano,i suoi capelli sul mio petto mi eccitavano all'inverosimile,non eravamo molto lucidi,non sapevamo cosa stavamo facendo di preciso,ci eravamo dimenticati di tutto e tutti.
Un po' per l'eccitazione un po' per l'ansia,ci misi qualche minuto a farmelo alzare, la fretta di vivere l'atto della penetrazione non mi faceva affluire sangue al pene probabilmente.

Dal divano ci spostammo nella sua stanza,c'era una sola parete rossa,con delle stelle disegnate vicino il letto, mi ricordai per un attimo dei nostri amplessi 5 anni prima e si confondevano alla bellezza di quelle giornate trascorse assieme,c'era un desiderio di felicità che sopprimevo dentro di me,provavo un senso di ammirazione per lei, non riuscivo a staccarle lo sguardo di dosso, e ad un certo punto ci guardammo negli occhi,lei si mise sopra di me e iniziai a baciare i suoi seni,me li infilavo in bocca più che potevo,mentre lei si concentrava sul mio collo,e provavo un senso di gioia per averla finalmente posseduta,per i suoi gemiti di piacere,per l'odore di mandorla che emanava la sua pelle che ad ogni minuto che passava aumentava a causa del sudore.
C'erano dei gesti che non conoscevo,quando facevo piano mi conficcava le unghie sulla schiena,come se volesse davvero farmi del male,quando le toccavo troppo forte il clitoride chiudeva le gambe e sorrideva,e allora mi accorsi che non era più tanto la stessa.

 La presi ad un certo punto,non so perché forse perché preso dall'impeto del momento,iniziai a fare fortissimo,quasi come se volessi farle del male ma sempre perché era tutta quella gioia che avevo lasciato sospesa che mi stava pervadendo.

Il passato,il futuro i nostri ricordi si confondevano con il piacere di quell'istante.
Il sesso orale,anale mi sembravano pieni di senso soltanto con lei,mentre stava per venire si strinse a me,allora decisi da galantuomo che fosse venuto il turno mio,mentre era girata,in posizione sottomessa,guardavo le sue natiche,mi sembravano due mandorle,perfette nella loro unione,l'odore era rimasto stazionario nell'aria,volevo distrarmi allora iniziai a pensare ai mandorli in fiore che avevo visto molte volte d'inverno fuori casa mia,ci fu un momento in cui non riuscì più a trattenermi,perché lei iniziò a dire "Basta,ti prego mi fai male." Tirai il membro fuori,la girai e un onda di liquido seminale le invase la faccia,i capelli e lei rimase immobile e iniziò a raccoglierselo tutto e a leccarlo,come se fosse qualcosa che non era estraneo da lei,non era nulla di disgustoso,anzi sembrava perfetta anche così e allora cadde sul letto,sospirando, io corsi di là a prendere un po' d'acqua aprì il frigo e sorrisi,perché era andato tutto bene e la mia virilità  era stata pienamente appagata.

Un'ora dopo eravamo sdraiati sul letto,senza dirci una parola,perché tanto era stato detto con il corpo,guardavo ogni tanto la finestra e il cielo ogni tanto coperto di nuvole si illuminava di una strana luce viola e rosata, sembrava stesse per venire una tempesta e lei mi accarezzava con dolcezza e ci stavamo delicatamente riscoprendo,i nostri movimenti rimasero a lungo impressi nella mia memoria.
Le gocce iniziarono a battere sulla finestra,sapevo che lei era un'altra,era diventata donna,stretti in quell'abbraccio ci addormentammo ascoltando lo scroscio della pioggia.

"Vado a prendere un po' d'acqua" questa fu la frase che disse,prima di sparire per l'ennesima volta dalla mia vita,e prima che potessi dirle non ho sete scappò via, ma sapevo che prima o poi sarebbe ritornata e allora mi riaddormentai felice.

venerdì 2 novembre 2012

"Oh comunque stai proprio bene"

Il tempo passava,gli anni passavano e io credevo ogni volta di essere riuscita a non pensarti almeno per un giorno.
Com'ero felice quando alla fine della giornata,pensavo di non averti pensato neanche per un secondo.

Se ci riuscivo per due giorni,era davvero un gran successone,e allora mi regalavo un cioccolatino.
Se addirittura ci riuscivo per tre,andavo a comprarmi un gelato.
Con il rischio di prendere qualche chilo ma con una felicità indescrivibile di averti fatto uscire un po' dai miei pensieri.
Sono stati anni in cui ho provato a cancellarti,te lo giuro.
 Mi facevo sempre bella,andavo una volta a settimana dal parrucchiere,mi truccavo ogni volta che uscivo,indossavo abiti coloratissimi,mettevo spesso i tacchi,non mangiavo più le unghie e tutte queste cose così.
Mi dicevano molto spesso che ero diventata bella, alle persone piaceva avermi vicina,qualche ragazzo ha perfino perso la testa per me,poi per fortuna l'ha ritrovata.
Le persone mi parlavano e la loro voce nelle mie orecchie,sembrava aver scacciato via il bisogno di sentire la tua e così ti pensavo ogni giorno sempre di meno.
Ho continuato un po' a volermi bene,ad ascoltare i complimenti della gente finché non ho capito che le attenzioni che mi davo,erano unicamente per te, perché speravo sempre di incontrarti in un locale,all'angolo di una strada o al supermercato e farti pensare che ero diventata bellissima.