domenica 28 settembre 2014

La pazienza dei sentimenti

Sulla panchina del parco di fronte casa mia  ho visto una ragazzina che piangeva. Il cielo era terso e lei cercava di asciugarsi le lacrime con la manica della maglietta. Pochi istanti dopo è sfrecciato un ragazzino  su una bici e piangeva anche lui in quel modo silenzioso, senza singhiozzare che lascia spazio al lento scorrere sugli zigomi, per poi scendere dalla bocca fino all'asfalto. Ho collegato l’uno all’altra: La fine di una storia d’amore, e mi sono ricordata la fine della mia di tanto tempo fa quando avevo 15 anni, forse la prima importante, come la loro. Le lacrime in un giorno apatico di settembre, di fatto anche quando mi lasciai io ormai era settembre, si vede che deve essere un mese che lascia spazio a nuove storie dato che per qualcuno è l'inizio di un nuovo anno.
 Si impara anche così a lasciar andare, seduti su  una panchina, davanti al portone di casa, a scuola o vicino alla casa del mare, in mezzo a tanta gente durante ad una festa popolare o per telefono quando a farti compagnia c'è solo il silenzio della tua camera o pedalando su una bici con l’aria addosso.
a tenerti compagnia dopo c'è solo la pazienza di sopportare che il dolore passi, la consapevolezza che niente e nessuno ci appartenga davvero , che i sentimenti, come le persone, attraversano la vita, si possono posare, si fermano, ti accarezzano, ti graffiano, ti segnano, ma possono anche scegliere di andarsene e poi di finire. La pazienza, che altro? E come fanno a insegnargliela proprio loro, gli adulti, quelli che hanno fretta d’aver avuto tutto, e tutto e subito ancora non gli basta?
Io mi ricordo che ebbi tanta pazienza e con me i miei sentimenti, e mi ricordo anche che quella pazienza è servita a tanto, fino ad arrivare al suo culmine, quando anche io in un giorno di maggio però l'ho rincontrato il ragazzo che se ne andò piangendo sul motorino, ma questa volta era lì per sorridermi e per non andarsene mai.