sabato 3 settembre 2016

Una cosa semplice

Alberta voleva essere un maschio, i due fratelli di  quattro e sei anni più grandi, Giovanni e Mattia, le avevano sempre fatto credere che poteva, volendo.

-Basta che ti tagli i capelli corti come noi e fai la lotta. Basta che ti metti sempre la maglietta, felpa e pantaloni.-Cosa che del resto accadeva.
 Alberta non aveva mai avuto niente di suo solo vestiti e scarpe dei fratelli. Dormiva nel letto a castello sotto Giovanni.
Lei di notte guardava il materasso e pensava mille modi per poter spodestare il fratello dal letto superiore.

A scuola c'era questo problema: I suoi compagni di classe fino alla prima elementare l'avevamo individuata come femmina. In terza elementare le era stato assegnato un posto di banco vicino a Raffaella, che aveva l'elastico con le ciliegie a fermare le due code ai lati della testa e copriva con la mano i numeri quando dovevano essere inseriti nel diagramma di Venn.
A ricreazione lei voleva giocare con i maschi ma loro non la accettavano nei giochi perché era femmina. Le femmine neppure, sembrava un maschio, dopo meno di due mesi si era chiusa nella sala delle caldaie a casa.

"Quel giorno ero disperata, non volevo tornare in classe o tornare a scuola mai più mi ricordo l'odore della stanza delle caldaie, come di polvere umido e gesso, c'era buio e una porta di ferro, con la chiave dentro. Loro fuori che mi chiamavano e io stavo zitta . é bello quando ti chiamano e non rispondi, senti nelle voci l'ansia che sale, i passi che vanno e vengono fitti fitti, senti che si preoccupano e che se stai zitta chissà cosa pensano, pensi che loro pensino che sei morta e sei contenta; Voglio sparire, non essere niente per un po', questo pensavo."

-Questo fatto di Alberta che si fa chiamare Alberto, non è una scemenza, non fa ridere, lei a a tutti quelli che la conoscono si presenta come un maschio.

"Mi ricordo che mi madre mi diceva guarda che è bello anche essere femmina, cosa c'è che non ti piace, spiegami. Ma io non riuscivo. I maschi mi piacevano, mi facevano sentire comoda, le femmine mi facevano paura, con i maschi non si litigava mai sul serio, si giocava e poi passava tutto, con le femmine facevano finta, ma in un altro modo, più complicato che io non capivo.
Avrò avuto quindici sedici anni, e poi è successo che un giorno mi sono guardata allo specchio prima di andare a scuola, ed ho detto ok dai, sei una ragazza, fai la ragazza e poi trovarmi un ragazzo, non dovrà essere così difficile, con i maschi è più facile, cioè devi stare attenta ma in modo diverso, più semplice, con i maschi alla fine è tutto più facile, li conosco meglio, posso capirli meglio, posso farcela.

-Alberta dice che è innamorata, ha un ragazzo e vuole andare in vacanza con lui è un amico di Mattia, ha 20 anni, è carino, mi pare. Va in barca, ma se vuole tornare e non può come fa?
-Quante storie, si prende un aereo e ritorna.

"Al ritorno dalla Grecia, a settembre, ci siamo lasciati. Pensavo allora lo vedi che ho ragione, la vita da ragazza non fa per me. Sono entrata in depressione e non volevo uscire più di casa, Poi ho pensato che mi stessi perdendo troppe cose, ed ho conosciuto Daniele.

"Daniele del maneggio mi ha insegnato ad andare a cavallo e poi siamo diventati amici, più che amici, amici che dormono insieme e nessuno dei due si era innamorato, altrimenti "diventava un rapporto squilibrato e finisce che uno dei due soffre".

Io non ho mai capito in realtà le cose da femmina perché non piango mai, non faccio silenzi lunghi, non inclino la testa da un lato quando parlo e non rido, rovesciandola all'indietro. Parlo a voce alta, dico sempre la mia, faccio un casino.
Ma mi innamoro anche io, il pensiero di quel ragazzo divenne come una carta di parati, anche se non ci volevo pensare stava lì, non ho mai capito se fosse amore, oppure se volessi autoconvincermi che lo fosse.
Quando con Daniele è finita, è stato quando gli ho detto ad alta voce spintonandolo che lo amavo, lui si è allontanato da me e io non ho sofferto, ho soltanto appreso, che forse preferiva le ragazze che facessero le manfrine o che si facessero rincorrere, io invece stavo ferma, al massimo facevo un giro a cavallo ma poi ritornavo lì da dove ero partita.

Adesso con i ragazzi ci gioco come quando ero piccola e non mi prendono sul serio. Do spintoni e dico parolacce, battute, faccio le partite di calcio.
 Non sono l'ideale, non ci provano mai e devo provarci io, ma quelle cose tipo lasciar cadere un oggetto per chinarsi insieme e poi baciarli io non le so fare. Le guardo le mie amiche, quando staccano i telefono e si fanno inseguire e io dico pazzesco: Sono veramente brave ma dove lo hanno imparato?

Poi ho incontrato Samuele, al bar vicino casa mentre c'era la partita Juve Napoli, lui purtroppo tifava Juve. Ma siamo solo amici per lui.

 è proprio unico, mi ha fatto riflettere su certe cose tipo : quando finisce una cena dove siamo in dieci manco ti accorgi che  ti metti a sparecchiare e fare i piatti? Ti rendi conto che in discoteca non ti fanno pagare, vedi che non sono coerenti? Nessuno te lo chiede e tu lo fai spontaneamente. perché accetti di andare in discoteca  se non ti fanno pagare? Non vedi che l'informazione occulta dietro è il fatto che le donne non pagano perché le donne non accettano di pagare, non ti dà fastidio?
Io non glielo dico che sono innamorata di lui, questa volta non ci sto, altrimenti se ne va via.

Mi piace il modo in cui vede il mondo:

-Ma tu lo sai che un giorno potrebbero non esserci più le tigri? Nel senso che si estingueranno in un prossimo futuro.

-Mi dispiacerebbe per i miei figli, ma forse a loro non importerebbe molto. Mi mancheranno le tigri, un casino, io se potessi ci parlerei con le tigri, ci dormirei distesa accanto, per sentire come respirano.

Una giornata perfetta è la domenica con Samuele che comincia quando bussa al citofono e io sono ancora assonnata, mi alzo per aprirgli la porta di casa e mi rifiondo a letto, entra e sa già dove tutto è in cucina, mi porta il caffè, e mi dice che sono bella senza trucco, con la maglia dei cure come pigiama.

 A pranzo lui scrive a computer ed io gli preparo cose buone, così ho imparato a cucinare. Legge il New Yorker e ride alle vignette che nessuno mai capisce, ride tantissimo e a me piace vederlo ridere.

Nel pomeriggio ce ne andiamo sul divano a vedere un film, quindi a dormire, io guardo i respiri ritmici, come farei con le tigri, poi nel resto della giornata, ridiamo, piangiamo, facciamo l'amore.
Possiamo anche dormire con i piedi che si toccano e se sono davvero stanca lui non mi dice niente, mi accarezza sulla testa, mi dà un bacio sulla fronte e torna a casa la sera tardi.

é meraviglioso anche così, un abbraccio, un bacio niente sesso, quando sei molto stanca è perfetto.
Alla fine avevo ragione, con i maschi è più semplice.

Anche l'amore alla fine è semplice, basta non capire ciò che senti, come quando viene Samuele la domenica a casa, capisci che quel sentimento è momentaneo, non sarà sempre così e che passerà, che si estinguerà come le tigri.

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