martedì 18 luglio 2017

Salva con nome

Dove se ne vanno i nomi con cui ci chiamavano gli altri?

Ad ogni età qualcuno ci ribattezza, ci rimette al mondo con il nome che ritenga ci possa appartenere.
Ci tiene per quel nome, fino a quando resta.
E mio nonno mi chiamava "picc'rè" con l'arguzia e delicatezza con cui solo gli uomini napoletani sanno pronunciarlo; mio fratello ualona, la mia amica Julie e mia madre, quello più imbarazzante ovviamente: passerina, per questo mio continuo saltellare tra giardino, orto e casa presumo.

 Lui, pure lui mi diceva chi ero cercando altrove, rispetto al mio nome. 
Scelse cinque  lettere, solo per me: 
due consonanti, tre vocali.
Ribattezzata nel modo in cui tutti gli innamorati si chiamano.
Il fatto è che poi, si cresce, si perde, si rovista fra le stagioni dell’armadio in cerca della maglia col fiore, del foulard, della gonna a vita alta, e ritrovo tutti i miei nomi: picc'rè, e Giulietta e Giuliè e di lui, di lui pensi, mentre scavi, chissà che fine avranno fatto quelle sue consonanti, le due vocali, dove sarà mai quella collanina con il mio nome che mi aveva regalato  ad un compleanno alla fine del quale litigammo ed il giorno dopo facemmo pace continuando a chiamarci con lo stesso nome.

Ma un giorno a caso, in un posto strano chiamato Milano, lui taglia la strada, spezza l’aria, uccide il rumore: lo vedi netto: "Giulia, sei tu?"

Quel modo in cui lo chiamavi, a malapena gli si riconosce addosso, tu stessa a stento lo riconosci. 
Sa dire solo Giulia adesso in un tono forte e chiaro nonché adulto.
Due consonanti, quattro vocali.
Nove anni, molte vite, pochissimi amori.

Bla bla e bla e bene grazie, hai ancora la collanina che ti regalai con il tuo nome?

E dove è finito il nome con cui mi chiamavi?
Sai quelle tue consonanti, le vocali, il tono in cui lo pronunciavi? Nulla più.

Solo Giulia, forte e chiaro da adesso in poi.

Che non c’è altro modo, nella vita,
se non di andare con il solo nome che abbiamo.

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